“Oggi, nel mondo, 72 milioni di bambini vivono in zone dove forze armate e gruppi armati sono soliti perpetrare atti di violenza sessuale contro i minori”. Lo segnala il nuovo rapporto “Arma di guerra: la violenza sessuale contro i bambini in conflitto” diffuso oggi da Save the Children, nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini”. Il rapporto, il primo che contiene un’analisi dettagliata del rischio per i bambini di vivere violenze sessuali in zone di conflitto tra il 1990-2019, dimostra come oggi i minori corrano quasi 10 volte in più il rischio di subire abusi rispetto a trent’anni fa (nel 1990 erano 8,5 milioni).
I Paesi nei quali il rischio di violenze sessuali contro i bambini per mano di gruppi e forze armate è più alto sono: lo Yemen (dove le segnalazioni riguardano l’83% dei minori considerati a rischio), la Somalia (56%), l’Iraq (49%), la Siria (48%), la Colombia (24%) e il Sud Sudan (19%). “Questo include il rischio di stupro, schiavitù sessuale, prostituzione, gravidanze, sterilizzazione e aborto forzati, mutilazioni sessuali, abusi e torture sessuali da parte di gruppi armati, forze governative o di polizia – si legge in una nota dell’ong -. Bambine e bambini che, affrontano numerose sfide tipiche dei conflitti armati, come l’assenza di meccanismi di denuncia e di tutela, lo stigma e la paura di ritorsioni all’interno delle loro comunità e la privazione del supporto di cui avrebbero bisogno”.
In particolare, nel report si segnala che dei 54 conflitti in corso oggi a livello globale 22 sono caratterizzati da denunce di violenze sessuali contro la popolazione civile. In particolare, in 15 di questi, le parti in conflitto hanno compiuto violenze sessuali contro i bambini. Ciò significa che “in quasi il 70% dei conflitti in cui si perpetrano violenze sessuali contro i civili, queste hanno come obiettivo proprio i bambini”.