“Quest’indagine sulla percezione di mafie e corruzione durante la pandemia non è solo un prezioso strumento conoscitivo: è anche un antidoto alla disattenzione e alla ‘normalizzazione’. Di mafie e corruzione si parla infatti poco e male, da quando la questione Covid ha monopolizzato la scena. E tutto ciò mentre, nonostante il grande impegno di magistrati, forze di polizia e istituti di vigilanza, mafiosi e corrotti continuano ad agire nell’ombra, provocando e diffondendo mali da tempo intrecciati in un abbraccio mortale”. Lo dice don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, commentando il rapporto “Il Triangolo pericoloso. Mafie, corruzione e pandemia”. “Se è vero dunque che da un lato il Covid ha evidenziato piaghe pregresse come le ingiustizie, le povertà, lo smantellamento dello Stato sociale e della sanità pubblica, è anche vero che, passata l’emergenza sanitaria, rischiamo di trovarci con altri problemi ingigantiti perché meno oggetto d’attenzione pubblica e politica – osserva il presidente di Libera -. Problemi aggravati dall’indifferenza, dalla sottovalutazione, dalla percezione distorta, cioè dagli ingredienti che da sempre producono una ‘normalizzazione’. È un meccanismo noto: quando un problema non viene affrontato alla radice ma solo con estemporanei interventi ‘tampone’, lo scandalo del suo persistere viene mitigato se non rimosso dalla sua ‘normalizzazione’, cioè dal fingere che il problema non esista o sia meno grave di quel che sembra”.