“Rimodulare la vigente normativa sostanziale e processuale che, per taluni aspetti, risente di criteri ispiratori e soluzioni funzionali ormai superati”. È questo l’obiettivo della lettera apostolica in forma di Motu Proprio recante modifiche in materia di giustizia, in cui il Papa prosegue nel “processo di continuo aggiornamento dettato dalle mutate sensibilità dei tempi” e dispone modifiche ed integrazioni alla legislazione dello Stato della Città del Vaticano. Per quanto riguarda il codice penale, nel Motu Proprio si inserisce un articolo relativo all’eventuale “ravvedimento” del condannato ad una pena restrittiva della libertà personale. A quest’ultimo, infatti, qualora “durante l’esecuzione della pena abbia tenuto una condotta tale da far presumere il suo ravvedimento ed abbia proficuamente partecipato al programma di trattamento e reinserimento, è concessa, quale riconoscimento di tale partecipazione, e ai fini del suo più efficace reinserimento nella società, una detrazione da quarantacinque a centoventi giorni per ogni anno di pena scontata”. “All’inizio dell’esecuzione – si dispone nel Motu Proprio – il condannato elabora, d’intesa con il giudice dell’esecuzione, un programma di trattamento e reinserimento contenente l’indicazione degli impegni specifici che assume anche al fine di elidere o di attenuare le conseguenze del reato, considerando a tal fine il risarcimento del danno, le condotte riparatorie e le restituzioni”. Il condannato, a tal fine, “può proporre lo svolgimento di lavori di pubblica utilità, di attività di volontariato di rilievo sociale nonché condotte volte a promuovere, ove possibile, la mediazione con la persona offesa. La condanna per delitto non colposo commesso nel corso dell’esecuzione successivamente alla concessione del beneficio ne comporta la revoca”.