“Ci sono tanti motivi per prendere in seria considerazione l’esclusione delle nostre aree”. A dirlo è Salvatore Valletta, presidente Ordine dei geologi della Puglia, facendo un’analisi dal punto di vista geologico del terreno della Alta Murgia, dove dovrebbe sorgere il sito di stoccaggio delle scorie radioattive, individuato dalla Sogin per conto dello Stato. La società ha pubblicato il 5 gennaio scorso la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), ossia la mappa delle 67 aree in tutta Italia dove depositare i rifiuti radioattivi. L’argomento è stato al centro di un incontro on line ieri sera, promosso dalla diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. “Alcune regioni meridionali fra cui la Puglia – continua Valletta – sono state considerate poco sismiche ma non è così. Come geologi abbiamo dato un contributo alla Regione Puglia per mettere in campo osservazioni attente di carattere scientifico sui siti individuati per lo stoccaggio delle scorie nucleari. I siti fra la Puglia e la Basilicata presentano strati di argilla per i quali la Sogin non ha indicato lo spessore. Si pensa che il materiale argilloso sia impermeabile – precisa -. Ma stiamo parlando di una fascia di territorio che presenta depositi argillosi discontinui e collegamenti fra sottosuolo e superfice. Per esempio, a Gravina ci sono delle connessioni che consentono al fango di risalire sotto forma di vulcanelli. Questa caratteristica non è stata considerata dalla Sogin per l’individuazione dei siti”. Il problema secondo l’esperto è che la società si è basata su carte e informazioni datate. “L’80% del nostro territorio – evidenzia – non è coperto da cartografia recente”.