“Vicinanza, compassione e tenerezza”: sono le “tre parole che indicano lo stile di Dio”. Lo ha detto il Papa, all’inizio e al termine dell’Angelus di ieri. Nell’incontro tra Gesù e il lebbroso, ha fatto notare Francesco commentando il brano evangelico, “possiamo vedere due ’trasgressioni’ che si incontrano: la trasgressione del lebbroso che si avvicina a Gesù – e non poteva farlo –, e Gesù che, mosso a compassione, lo tocca con tenerezza per guarirlo – e non poteva farlo. Ambedue sono dei trasgressori. Sono due trasgressioni”. La prima trasgressione è quella del lebbroso, ha spiegato il Papa, che “nonostante le prescrizioni della legge, esce dall’isolamento e viene da Gesù. La sua malattia era considerata un castigo divino, ma, in Gesù, Egli può vedere un altro volto di Dio: non il Dio che castiga, ma il Padre della compassione e dell’amore, che ci libera dal peccato e mai ci esclude dalla sua misericordia. Così quell’uomo può uscire dall’isolamento, perché in Gesù trova Dio che condivide il suo dolore. L’atteggiamento di Gesù lo attira, lo spinge a uscire da sé stesso e ad affidare a lui la sua storia dolorosa”. “E permettetemi qui un pensiero a tanti bravi sacerdoti confessori – ha proseguito a braccio – che hanno questo atteggiamento: di attirare la gente, tanta gente che si sente niente, si sente ‘al pavimento’ per i suoi peccati… Ma con tenerezza, con compassione… Bravi quei confessori che non sono con la frusta in mano, ma soltanto per ricevere, ascoltare, e dire che Dio è buono e che Dio perdona sempre, che Dio non si stanca di perdonare”. “A questi confessori misericordiosi chiedo oggi, a tutti voi, di fare un applauso, qui, in piazza, tutti”, l’invito ai presenti in piazza San Pietro. “La seconda trasgressione è quella di Gesù: mentre la Legge proibiva di toccare i lebbrosi, egli si commuove, stende la mano e lo tocca per guarirlo. Qualcuno direbbe: ha peccato, ha fatto quello che la legge vieta, è un trasgressore. È vero, è un trasgressore. Non si limita alle parole, ma lo tocca. E toccare con amore significa stabilire una relazione, entrare in comunione, coinvolgersi nella vita dell’altro fino a condividerne anche le ferite. Con questo gesto, Gesù mostra che Dio che non è indifferente, non si tiene a ‘distanza di sicurezza’; anzi, si avvicina con compassione e tocca la nostra vita per risanarla con tenerezza”. “Per rispettare le regole della buona reputazione e delle consuetudini sociali, noi spesso mettiamo a tacere il dolore o indossiamo delle maschere che lo camuffano”, la denuncia di Francesco: “Per far quadrare i calcoli dei nostri egoismi o le leggi interiori delle nostre paure, non ci coinvolgiamo troppo nelle sofferenze degli altri. Chiediamo invece al Signore la grazia di vivere queste due ‘trasgressioni’ del Vangelo di oggi”.