“Per rendere autentica la nostra convivenza umana, l’unica strada percorribile non è quella della violenza e della vendetta, bensì quella dell’assidua ricerca della pace e della concordia, ricerca che è sempre associata al sentirsi custodi degli altri, chiunque essi siano, e al prendersi cura di loro”. Lo ha detto dom Donato Ogliari, abate di Montecassino, nel 77° anniversario del bombardamento, che distrusse l’abbazia. “Calcare i sentieri della pace significa, al contempo, rafforzare il nostro impegno per gli altri – ha aggiunto -, dicendo ‘no’ ad una cultura dell’indifferenza e contrastando la cultura dello scontro ad ogni costo che – ahimè – sembra oggi dilagare in molti ambiti del nostro vivere, intossicando con i suoi toni violenti le relazioni interpersonali e lo stesso tessuto sociale”.
Dall’abate l’incoraggiamento a essere “artigiani di pace” e a “far nostra la ‘grammatica della cura’”. Quattro, in particolare, gli impegni richiesti: per il rispetto della dignità di ogni essere umano; nella promozione di una cultura dell’incontro; a essere attenti e solleciti per chi ci sta intorno; per la salvaguardia del creato. L’attenzione poi si è concentrata sulla crisi pandemica, che “ci ha rivelato che siamo davvero tutti interconnessi, che abbiamo un destino comune e che nessuno può pretendere di salvarsi da solo”. Dopo aver incoraggiato chi si dedica alla cosa pubblica a “non dimenticare di essersi posto al servizio dei cittadini”, dom Ogliari ha guardato all’importanza di “ripensare il nostro essere comunità, ritrovare e riabbracciare quel senso di appartenenza che sta alla base del nostro vivere insieme, aprendo il nostro cuore e la nostra mente alla solidarietà, alla condivisione, alla fratellanza, contrastando ogni forma di indifferenza, di menefreghismo, di egoismo”.
Infine, il ricordo delle vittime che, settantasette anni fa, morirono sotto il bombardamento di Montecassino, “impegnandoci costantemente sulle vie della concordia e della pace e percorrendo queste vie con decisione”.