L’abito non farà certo il monaco, ma quando si affronta un colloquio di lavoro, bastano davvero pochi secondi al selezionatore per farsi un’opinione sul candidato. E non c’è una seconda possibilità per fare una prima impressione. Ecco perché “Abito”, il progetto del Consiglio centrale di Torino della Società di San Vincenzo De Paoli che offre una seconda vita agli indumenti usati, donandoli alle persone in difficoltà, propone la nuova iniziativa: “Un armadio di lavoro”.
L’idea è semplice: chiunque abbia un vestito formale – quasi nuovo – può donarlo alla comunità mentre chiunque abbia un colloquio imminente potrà prenderlo.
“In questo delicato contesto economico, in cui tante persone sono alla ricerca di un nuovo impiego – raccontano Elisa Valenti e Giorgio Ceste, coordinatori del progetto Abito – ci siamo chiesti come potessimo dare il nostro contributo con un progetto che unisse la nostra vocazione sociale ai nostri valori di sostenibilità”
È nata così l’idea di “Un armadio di lavoro”, un’iniziativa in cui la condivisione e il dono non sono solo atti di cura verso il prossimo, ma sono anche strumenti per ridurre il nostro impatto ambientale, mettendo in circolo quegli indumenti che spesso giacciono inutilizzati e quasi nuovi nei nostri armadi, ma che possono essere preziosi per chi è in procinto di sostenere un colloquio.
Per tutte queste persone, “Un armadio di lavoro” vuole essere “l’augurio che tante offerte lavorative, un armadio pieno zeppo di possibilità, arrivino in questo periodo di grandi cambiamenti”.
Ma “Un armadio di lavoro” è solo una delle tante attività di questo progetto con sede a Torino, in via Santa Maria 6/i: dalla sua nascita nel 2019, “Abito” ha aperto un emporio sociale di vestiti e ha avviato un laboratorio di sartoria per donne migranti che rigenera indumenti danneggiati.