“La persistente crisi sanitaria globale ha dolorosamente evidenziato l’urgente necessità di promuovere una cultura dell’incontro per l’intera umanità, affinché cresca tra gli uomini e le donne del nostro tempo il desiderio di incontrare gli altri, di cercare punti di contatto, di costruire ponti, di elaborare progetti che includano tutti”. Lo ha detto il Papa, ricevendo oggi in udienza una delegazione dell’Istituto per gli Studi europei di Stoccolma, guidata dal card. Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma.
“Come accademici e diplomatici di vari Paesi, voi e i vostri colleghi svolgete un ruolo importante nel promuovere tale cultura”, ha proseguito Francesco nel testo consegnato ai presenti: “Per sua natura, il vostro contributo chiede di fondarsi sia su un’analisi organica, sia su un orientamento alle applicazioni e ai risultati pratici e relazionali, con particolare attenzione ai diritti dei più poveri ed emarginati. In altre parole, le menti e i cuori devono essere in armonia nel perseguire il bene comune universale e – secondo la migliore tradizione della Scuola di Salamanca – nel cercare lo sviluppo integrale di ogni persona, senza eccezioni o ingiuste discriminazioni”.
“Un tale approccio integrato alla difesa e alla promozione dei diritti di tutti spetta ai leader politici e religiosi, perché è proprio una cultura dell’incontro che può fornire la base per un mondo più unito e riconciliato”, la tesi del Papa, secondo il quale “solo questa cultura può portare a una giustizia sostenibile e alla pace per tutti, così come a un’autentica cura per la nostra casa comune”.
“Mentre l’umanità continua ad affrontare le incertezze e le sfide del presente – l’invito finale – vi incoraggio a rimanere impegnati nella ricerca di strade nuove e creative, che portino alla crescita di questa cultura dell’incontro, a vantaggio anche della concordia e del benessere delle generazioni future”.