“Portiamo nel cuore una duplice sofferenza. Da una parte ci tocca il cuore vedere quante persone sono colpite dal contagio, a volte in modo grave fino alla morte; dall’altra ci lascia tanta tristezza vedere che è diventato molto più difficile stare loro vicino a causa delle comprensibili regole di sicurezza sanitaria”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia pronunciata nella messa che sta presiedendo in cattedrale nella Giornata mondiale del malato.
“Il nostro pensiero – ha osservato – non può non andare al momento molto difficile che stiamo vivendo a causa della pandemia che ha aumentato improvvisamente il numero dei malati; come ci viene ricordato ogni giorno dalle statistiche diramate sia a livello nazionale che regionale”.
Richiamando il messaggio di Papa Francesco per la Giornata odierna, dedicato a “La relazione di fiducia alla base della cura dei malati”, mons. Mazzocato ha evidenziato che “assieme alle cure del corpo, il malato ha bisogno anche del sostegno dell’anima. Si trova, infatti, a lottare non solo contro il virus che lo ha colpito nel corpo ma anche contro il virus della solitudine che tocca il cuore e l’anima e che, a volte, è ancora più doloroso e più debilitante”.
“Noi quattro vescovi della Regione – ha spiegato – stiamo dialogando con i responsabili regionali e delle Aziende sanitarie territoriali per tenere viva l’attenzione sull’assistenza spirituale e morale dei malati ricoverati nelle strutture ospedalieri e dei tanti anziani accolti nelle case di riposo”. “Il diritto a questa assistenza – ha ammonito l’arcivescovo – è scritto nei documenti; ma, più che sulla carta, lo si legge negli occhi delle persone ammalate e anziane, dei loro familiari e dei sanitari stessi che stanno loro vicino”.
Mons. Mazzocato ha poi pronunciato parole di gratitudine e incoraggiamento agli aderenti all’Unitalsi, ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario indicando loro l’esempio del Buon Samaritano. E, rivolgendosi a sacerdoti e diaconi, ha annunciato che “stiamo studiando, con i responsabili, le possibilità perché rientrino nelle strutture ospedaliere e nelle case di riposo a portare il conforto cristiano e i sacramenti che la Chiesa riserva ai propri figli provati dalla malattia o dalla vecchiaia”.