“Un malato è come una persona imprigionata: ha bisogno dell’amicizia come dell’aria. L’incontro con una persona amica è come una porta che si apre su un sentiero promettente: il malato non può forse andare molto lontano, ma sa che c’è un sentiero. Un giorno forse potrà correre in libertà”. Lo ha affermato questa mattina l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, nel corso della liturgia della Parola che ha presieduto al santuario diocesano “Beato don Carlo Gnocchi”, in un’iniziativa promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute in occasione della XXIX Giornata mondiale del malato.
Nel pomeriggio, l’arcivescovo ha celebrato messa nella basilica di Santa Maria di Lourdes a Milano. “Nella città delle apparenze, nella città delle solitudini, nella città degli scarti, nella città dei potenti si diffonde oggi come una musica lieta il cantico di Maria”, ha affermato, “che contempla quello che vale e se ne rallegra”. “Non l’efficienza, la capacità di fare, di fare bene, di fare in fretta”. Nemmeno “la ricchezza, il poter fare, andare, comprare, mostrare i segni di quanto uno possiede”. Nemmeno “il potere, quello di dare valore o toglierlo a una persona, a un gruppo, a una iniziativa”. “Maria – ha osservato mons. Delpini – rivela che ciò che rende superbi e prepotenti è destinato a finire nel niente. Quello che vale, quello che realmente conta, quello che dà veri motivi per cantare è lo sguardo di Dio, è l’opera di Dio, è la benedizione di Dio”.