“Una valida risposta, volta a favorire l’accoglienza, la protezione, la promozione e l’integrazione della popolazione migrante”. Così la Conferenza episcopale colombiana valuta, attraverso una nota diffusa ieri, la scelta del Governo colombiano di estendere lo Statuto di protezione temporanea per i migranti venezuelani presenti nel Paese (attualmente in tutto sono un milione e 700mila persone).
Lo Statuto non contempla la cittadinanza o il diritto di voto in Colombia, ma piuttosto concede lo status di immigrato e dopo 10 anni la possibilità di ricevere un permesso di soggiorno. Il Governo intende creare un database che abbia informazioni chiare su questa popolazione e quindi progettare e attuare politiche di inclusione. Il provvedimento apre anche le porte alla possibilità di vaccinazione per i migranti per difendersi dal Covid-19. Non potranno, tuttavia, godere del provvedimento coloro che transitano per i passi di frontiera clandestini, le cosiddette “trochas”.
Secondo i vescovi, l’attuazione del nuovo Statuto rappresenta “un atto fraterno che apre le porte e garantisce che questa popolazione che arriva sul nostro territorio possa godere dei diritti fondamentali di tutte le persone e possa accedere alle opportunità di una vita dignitosa”.
Nel contempo, “la Chiesa cattolica in Colombia continuerà ad offrire sostegno e svolgere azioni di solidarietà a favore della popolazione migranti e rifugiati, ascoltando e incorporando i più deboli nelle dinamiche sociali, promuovendo una politica pubblica sulla migrazione incentrata sui diritti umani, nonché promuovere soluzioni durevoli e sostenibili per le persone che necessitano di protezione internazionale”. Afferma, in un video, mons. Héctor Fabio Henao, direttore del segretariato di Pastorale sociale Caritas: “La società colombiana deve operare in modo molto attento per garantire che il contenuto di questo Statuto venga applicato in tutto il territorio nazionale” Il direttore della Caritas ricorda, inoltre, che ai migranti venezuelani “si sommano gruppi molto importanti di sfollati interni e vittime della tratta che sono oggetto di grave esclusione sociale, disprezzo e stigmatizzazione da parte di importanti settori della popolazione colombiana”.