Il nuovo numero di febbraio di “Popoli e Missione” si apre con un ampio spazio dedicato alla realtà delle donne del Sud del mondo. Ad esse è dedicata la copertina del giornale che racconta diverse esperienze fra cui quella delle “mamme coraggio” di Bukavu: sono loro che nella Repubblica democratica del Congo, grazie al microcredito e alla rete dei gruppi Avec, portano avanti piccole attività commerciali per sostenere le famiglie. Emblematica anche la battaglia delle donne Karina, guardiane della Foresta di Imataca nel sud est del Venezuela, “grazie al cui impegno – si legge nella rivista della Fondazione Missio – si stanno piantando molte specie vegetali tipiche nelle zone deforestate dalle imprese minerarie”. Sfogliando il numero, si arriva alle nuove sfide che il neopresidente Usa, Joe Biden, si trova ad affrontare: a partire da quella dei latinos che attendono regolarizzazione, “una situazione molto tesa” come raccontano padre Pedro Freites dalla Florida e suor Annamaria Serafini dalla frontiera del New Mexico.
Le frontiere dell’immigrazione si spostano lungo il globo e la storia di Ibrahima racconta il dramma di migliaia di giovani che attraversano il continente africano dal Senegal fino ai lager in Libia, risalendo a Nord verso le coste italiane. Dall’Iraq che aspetta la visita di Papa Francesco parla padre Olivier Poquillon, domenicano nella città martire di Erbil. Qui il domenicano vive la sua missione tra gli sfollati della Piana di Ninive, dove ormai sono rimaste solo poche famiglie cattoliche. Di grande attualità è il servizio sulla corsa al Covax per il vaccino anti coronavirus da distribuire gratuitamente ai Paesi poveri.
Testimonianze di missionari vengono anche dalle “città discarica” dove migliaia di persone vivono in condizioni proibitive, acuite in questi mesi da cluster epidemici. Padre Maurizio Binaghi parla da Korogocho e dei progetti di recupero Napenda Kuishi per i ragazzi cresciuti nella miseria e nella delinquenza che serpeggia nella grande “città dei rifiuti”. Segue il dossier dedicato a comprendere cosa sta accadendo nelle fila del terrorismo dell’area mediorientale e delle sue diramazioni nel mondo. “Dove sono i combattenti sopravvissuti alla sconfitta dell’Isis? Ma soprattutto: si è davvero chiusa la stagione di terrore globalizzato che ha causato migliaia di vittime e sconvolgimenti geopolitici?” I bambini-soldato “reclutati per uccidere in nome del Califfato, stanno crescendo in campi di raccolta per le famiglie dei miliziani sfuggiti altrove”. Sono i “cuccioli dell’Isis” come li definisce il frate cappuccino esperto di islamismo radicale, Stefano de Luca.