“Napoli, tu hai bisogno dell’eccomi di tutti i tuoi figli! Hai bisogno che tutti, a partire dalla loro condizione e responsabilità, facciano un passo avanti nel sentiero della cura! Sei tu, terra nostra, a chiederci con insistenza e urgenza quest’impegno del cuore e della mente! E per chi crede, è attraverso il tuo grido di città ferita che Dio parla, interpella, chiama la Chiesa!”. Lo ha detto, ieri, rivolgendosi idealmente alla città, l’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, nella messa per la solennità dell’Immacolata Concezione. “Napoli – ha proseguito -, tu ci indichi i tuoi figli più giovani e ci chiedi di prenderci cura di loro: del loro bisogno di relazioni autentiche, della loro necessità di luoghi di aggregazione sani, del loro appello ad un mondo adulto che troppe volte non riesce a vederli o peggio, inquinato dalle logiche del mercato e del consumo, li usa come passivi destinatari di messaggi occulti. A volte corriamo il rischio di credere che l’emergenza educativa riguardi solo alcune zone della città, solo alcuni strati della popolazione giovanile ma non è così: i nostri ragazzi hanno bisogno di cura, di attenzione, di un solido mondo adulto capace di indicare con materna disponibilità e con cura paterna direzioni di senso, orientamenti di vita, strade di significato!”.
Ancora: “Napoli, tu ci parli delle tante famiglie assediate dalla povertà e dalla mancanza di lavoro: e chiedi alle istituzioni locali, al mondo dell’impresa e del commercio una rinnovata creatività e lungimiranza, capace di farsi carico delle preoccupazioni e delle ansie di tanti padri e madri che temono di non riuscire più a nutrire i propri figli e ad allevarli con il pane della sicurezza e della serenità. Progettare oltre il guadagno immediato, fare sinergia per generare nuovo lavoro, preoccuparsi delle ricadute sociali di ogni nuovo impiego: anche questo significa prendersi cura della città!”. E Napoli invoca “cura per le tue ferite: quelle inferte dalla criminalità e dalla corruzione, quelle che affliggono la carne dei poveri e degli ultimi, quelle che si annidano nello scarto di cui gli anziani, i disabili e i malati spesso sono vittime. Napoli chiede alla sua gente di adoperarsi più che mai nel dar vita ad una nuova etica capace di curare le ferite dei più marginali ma anche le tante lacerazioni inferte alla terra, all’ambiente, alla casa paradisiaca che è la nostra città!”. Infine, “Napoli tu ci racconti del senso di comunità e di solidarietà, pilastri di un’accoglienza e di un’ospitalità che ti hanno resa un patrimonio dell’umanità intera ma nello stesso tempo ci inviti a non considerare questi valori come un’eredità immutabile e insicura. La forza della comunità, la bellezza della solidarietà sono valori da custodire, incrementare, nutrire perché facilmente possono essere messi a dura prova dall’egoismo e dall’individualismo imperante. Per questo tutti insieme siamo chiamati a dire il nostro eccomi alla comunità, incentivando sempre più quel passaggio interiore e sociale che fa di tanti io frammentati e dispersi un noi saldo e pieno, capace di generare vita e speranza per tutti”.