Gli anticorpi monoclonali rappresentano la nuova frontiera nella lotta al Covid-19 e si arricchiscono di nuove opzioni. Recentemente, infatti, l’Agenzia del farmaco, che aveva approvato l’uso di questi strumenti terapeutici a febbraio, ha dato il via libera a due nuove formulazioni, che permettono di guardare con fiducia al futuro della lotta al Sars-CoV-2.
Gli anticorpi monoclonali sono anticorpi diretti contro un unico antigene, proveniente da un unico clone cellulare; sono fabbricati grazie a tecniche di immunologia cellulare e ingegneria genetica in laboratori specificatamente equipaggiati. Devono essere somministrati a chi ancora deve superare la malattia e dovrebbero essere utilizzati entro 72 ore dall’inizio dell’infezione e non oltre 10 giorni dopo la rilevazione del virus. Servono ad evitare che la patologia innescata dal Covid degeneri nelle sue forme più gravi.
“Gli anticorpi monoclonali si stanno rivelando un’arma efficacissima nella lotta al Sars-CoV-2, bloccando l’avanzare dell’infezione – sottolinea Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit-Società italiana di malattie infettive e tropicali –. Attualmente li stiamo utilizzando nella pratica clinica in pazienti ad alto rischio di progressione di malattia, ossia coloro che abbiano più di 65 anni di età, siano affetti da comorbosità o che facciano uso di farmaci immunosoppressori. L’uso è previsto soprattutto in soggetti che non abbiano fatto la vaccinazione, ma anche in coloro che abbiano avuto una bassa risposta anticorpale al vaccino. I dati dimostrano che in più del 95% dei casi sono in grado di bloccare l’evoluzione del quadro”. La differenza sostanziale con i vaccini, conclude il professore, “è che è un prodotto già pronto all’uso, in quanto sono anticorpi costruiti in vitro e sono attivi in maniera molto selettiva nei confronti del virus, riconoscendo un antigene specifico della proteina spike contro cui sono diretti, mentre il vaccino deve determinare una risposta anticorpale all’interno del nostro organismo”.