“L’incontro nell’isola di Lesbo con i rifugiati è stato molto importante, perché Papa Francesco ha detto dall’inizio che voleva una Chiesa povera per i poveri e lo sta facendo non con le parole ma con i gesti “: così padre John-Luke Gregory, discreto di Terra Santa e delegato del custode di Terra Santa a Rodi (Grecia), commenta uno dei momenti più significativi del viaggio papale a Cipro e in Grecia che si è chiuso ieri. Padre Gregory, che si occupa di pastorale dei migranti e rifugiati insieme ai frati che risiedono presso la comunità di Rodi, al sito della Custodia di Terra Santa (www.custodia.org) racconta le sue impressioni sulla visita papale: “Sono molto felice per questa visita del Papa per due motivi: rinforzare la relazione con la Chiesa ortodossa e dare voce a migranti e rifugiati, spesso dimenticati e lasciati ai margini”. “Qualche giorno fa – rivela il frate – il sindaco di Rodi mi ha detto che sono passate 25.000 persone dalla nostra isola: un numero enorme. E per tutte queste persone la Chiesa cattolica, cioè noi, siamo stati in prima linea per rispondere ad ogni tipo di necessità quotidiana e io ne sono il primo testimone”. “Nell’omelia allo stadio di Nicosia, il Papa ha detto una cosa che mi è piaciuta molto: dobbiamo imparare a portare insieme le ferite. E questa è veramente una bella sintesi della sua enciclica ‘Fratelli tutti’, perché ciascuno di noi ha le sue ferite e, condividendole, non sentiamo più di essere soli. Questo è un atteggiamento essenziale anche nella cura ai migranti e ai rifugiati, che si sentono soli e abbandonati. Accoglienza e apertura – conclude il frate – sono gli atteggiamenti più importanti, che per me il Papa ha trasmesso perfettamente”.