(da Milano) Il “Discorso alla città” rivolto da mons. Delpini alla vigilia di sant’Ambrogio, si dipana a partire da un brano del patrono di Milano: “…la bontà è accetta e gradita a tutti, e non c’è nulla che più facilmente penetri nel cuore umano. Quando si accompagna alla dolcezza e alla mitezza del carattere, oltre alla moderazione nel comando e all’affabilità nel parlare, all’efficacia nell’esprimersi ed anche al paziente ascolto nella conversazione e al fascino della modestia, riesce a guadagnarsi un affetto di incredibile intensità…”. Delpini analizza quindi con puntualità alcune caratteristiche del tempo presente, insiste sull’importanza e la delicatezza dell’esercizio della responsabilità (indicando nella figura biblica di Davide un’icona di riferimento). Seguono tre capitoli: la lungimiranza, la fierezza, la resistenza, sempre riletti nella chiave della gentilezza.
“In questo nostro tempo confuso, di frenetica ripresa e profonda incertezza, che tende a censurare un vuoto interiore, chi ha la responsabilità del bene comune è chiamato a essere autorevole punto di riferimento con discorsi seri e azioni coerenti, con la saggezza di ricondurre le cose alle giuste dimensioni, di sorridere e di far sorridere. In un tempo di suscettibilità intrattabile e di esplosioni di rabbie irrazionali, chi ha responsabilità deve tenere i nervi saldi, esercitare un saggio discernimento per distinguere i problemi gravi e i pretesti infondati”, afferma Delpini. “In un tempo di aggressività pubblica e privata, di drammi terribili tra le mura di casa e di violenze crudeli, chi si cura della giustizia e della difesa dei deboli deve cercare di capire, di prevenire, di porre condizioni per arginare reazioni furiose e comportamenti delittuosi. In un tempo di fatica esistenziale per tutti, per il crescere dell’ansia, a seguito della interminabile pandemia, occorre uno stile nell’esercizio dei ruoli di responsabilità che assicuri e rassicuri, che protegga e promuova, che offra orizzonti di speranza”.