Papa Francesco: a Lesbo, “non è alzando muri che si risolvono i problemi”, oggi si oppongono “in modo ideologico sicurezza e solidarietà”

(Foto Vatican Media/SIR)

“È triste sentir proporre, come soluzioni, l’impiego di fondi comuni per costruire muri”. A ribadirlo è stato il Papa, che incontrando i rifugiati a Lesbo ha ciato ancora una volta il Premio Nobel Elie Wiesel: “Quando le vite umane sono in pericolo, quando la dignità umana è in pericolo, i confini nazionali diventano irrilevanti”. “In diverse società si stanno opponendo in modo ideologico sicurezza e solidarietà, locale e universale, tradizione e apertura”, il grido d’allarme di Francesco: “Piuttosto che parteggiare sulle idee, può essere d’aiuto partire dalla realtà: fermarsi, dilatare lo sguardo, immergerlo nei problemi della maggioranza dell’umanità, di tante popolazioni vittime di emergenze umanitarie che non hanno creato ma soltanto subito, spesso dopo lunghe storie di sfruttamento ancora in corso”. “Certo, si comprendono timori e insicurezze, difficoltà e pericoli”, ha ammesso il Papa: “Si avvertono stanchezza e frustrazione, acuite dalle crisi economica e pandemica, ma non è alzando barriere che si risolvono i problemi e si migliora la convivenza. È invece unendo le forze per prendersi cura degli altri secondo le reali possibilità di ciascuno e nel rispetto della legalità, sempre mettendo al primo posto il valore insopprimibile della vita di ogni uomo”.

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