“Come don Bosco, anche noi oggi dobbiamo essere aperti e pronti a svolgere l’importante compito di accompagnare i giovani nella loro ricerca della vocazione e della santità, oltre a viverlo noi stessi”. Lo ha detto don Ángel Fernández Artime, rettor maggiore, nel suo commento alla Strenna 2022 per la Famiglia salesiana, incentrata su San Francesco di Sales e San Giovanni Bosco. “Questo è ciò che forse ci stanno chiedendo con maggiore urgenza e manifestano come loro bisogno. Sentiamo ancora l’eco recente dell’appello rivolto alla Chiesa durante il Sinodo sui giovani, i quali chiedono, tra le altre cose, di essere accompagnati nel discernimento della loro vocazione”, ha aggiunto.
Nelle parole del rettor maggiore la consapevolezza di “toccare, quasi con mano, un altro elemento fondamentale della nostra spiritualità: la presenza e l’ascolto, per aiutare tutti coloro che vengono da noi, coloro che avviciniamo, a stabilire un rapporto di amicizia, un incontro di vicinanza, qualcosa che ancora una volta acquista quel gusto – tutto salesiano – che ci fa mettere il giovane e la persona umana al centro”. Ricordando il quarto centenario della morte di san Francesco di Sales, secondo don Artime, “un bell’omaggio sarà il rinnovamento e, in alcuni casi, il recupero del dinamismo apostolico del da mihi animas cetera tolle, donandoci a Dio e ai giovani con la stessa carità pastorale sua e di don Bosco”. “Imparare ad amare la condizione che abbiamo, accettare la vita così com’è e amarla come manifestazione dell’accettazione della volontà di Dio, può sembrare un atteggiamento passivo – ha osservato il rettor maggiore -, ma non è così quando si tratta di praticare la virtù, fare il bene, compiere il proprio dovere, affrontare le cose della vita quotidiana, nel luogo dove la provvidenza di Dio ci ha piantato, forse dove non sempre avremmo voluto essere, o forse avremmo voluto essere. Tutto questo è per preparare il cuore all’accettazione della volontà di Dio”.