“Un Paese in cui il problema della droga è più forte di trent’anni fa non è un Paese libero. Un Paese in cui da 150 parliamo di mafie non è libero”. Lo ha detto don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e del gruppo Abele, durante la tavola rotonda organizzata questa sera nella cattedrale di Savona intorno al messaggio che Papa Francesco ha scritto per la 55ª Giornata nazionale della pace. “Di fronte a queste miserie e povertà – continua – credo si debba dire che la fede non esclude il lamento, la contestazione di fronte a Dio. La fede può essere tormento e dubbio. Anche il dubbio conduce a Dio, è l’umano che ci permette di entrare nel divino. I cambiamenti che sogniamo hanno bisogno di ciascuno di noi. Dio non abita nei cieli ma in mezzo a noi, Dio è nelle persone che incontriamo e che dobbiamo riconoscere”. Legate alla libertà, secondo don Ciotti ci sono l’educazione e la cultura “che sono – dice – premesse e elementi fondamentali per la salute della democrazia. C’è una deriva culturale nel nostro Paese che dobbiamo contrastare. I percorsi educativi sono strumenti fondamentali per formare cittadini responsabili. Ma la cultura e l’educazione fanno paura perché quei poteri sono spaventati all’idea che le persone possano ragionare e mettere in discussione il potere stesso. Non si possono fare affari con le dittature. Le mafie ingrassarono nell’indifferenza, vogliono sudditi compiacenti. La cultura è il primo nemico dell’illegalità e delle mafie, delle forme di abuso. La cultura è anche una spina nel fianco di un sistema economico che in nome del profitto produce ingiustizie su scala globale”. Il fondatore di Libera esprime poi preoccupazione per il sistema scolastico: “L’impressione – osserva – è oggi che la scuola più che suscitare domande è preoccupata di dare risposte. Passa da qui l’enorme differenza fra istruzione ed educazione: una scuola che istruisce senza educare non forma cittadini ma magari degli ottimi tecnici o funzionari”. Concludendo, don Ciotti invita a puntare su tre elementi, “educazione, diritti della natura e diritti umani”. Ed infine invoca: “Abbiamo bisogno di pace. Il conflitto deve essere interiore contro ogni forma di ingiustizia. Chiedere anche a Dio che ci dia una bella pedata per andare avanti”.