“Come evidenziano le scarne informazioni che si sono potute raccogliere sulle loro biografie e sulle circostanze della morte, i missionari uccisi non erano in evidenza per opere o impegni eclatanti, ma stavano ‘semplicemente’ dando testimonianza della loro fede in contesti di violenza, di disuguaglianza sociale, di sfruttamento, di degrado morale e ambientale, dove la sopraffazione del più forte sul più debole è regola di comportamento, senza alcun rispetto della vita umana, di ogni diritto e di ogni autorità”. Lo si legge nel dossier pubblicato oggi dall’agenzia Fides sui missionari uccisi nel mondo nel 2021. “Ancora una volta questi sacerdoti, religiosi, religiose e laici, erano consapevoli di tutto ciò, spesso erano nati in quella stessa terra dove sono morti, non erano quindi degli sprovveduti o degli ingenui, ma ‘quando tutto consigliava di tacere, di mettersi al riparo, di non professare la fede, non potevano, non potevano non testimoniare’” (Papa Francesco, Budapest, 14 settembre 2021). Dall’Africa all’America, dall’Asia all’Europa, “hanno condiviso con i fratelli e le sorelle che avevano accanto la vita quotidiana, con i suoi rischi e le sue paure, le sue violenze e le sue privazioni, portando nei piccoli gesti di ogni giorno la testimonianza cristiana come germe di speranza”.