Hong Kong: Rogers (giornalista e attivista), “assalto a Stand News è sepoltura libertà di stampa”, appello a democrazie mondiali per rilascio arrestati

“L’irruzione della polizia a Stand News a Hong Kong nelle prime ore di ieri mattina, e la successiva chiusura forzata del media, è l’ennesimo chiodo conficcato nella bara della libertà di stampa di Hong Kong. Si potrebbe sostenere che se la chiusura di Apple Daily sei mesi fa è stata la morte della libertà di stampa in città, l’assalto a Stand News è la sua sepoltura”. Parole durissime quelle utilizzate da Benedict Rogers, giornalista, scrittore, attivista dei diritti umani, per descrivere, su “UcaNews”, quanto sta succedendo in queste ore ad Hong Kong. Oltre 200 poliziotti di sicurezza nazionale hanno fatto irruzione nella sede di Stand News e hanno sequestrato documenti, computer, telefoni e altro materiale. Allo stesso tempo, sette persone sono state arrestate con l’accusa di “cospirazione” finalizzata alla pubblicazione materiale “sedizioso”. Tra gli arrestati c’erano diversi giornalisti ed editori, la popolare cantante Denise Ho e l’avvocato Margaret Ng, che avevano entrambi fatto parte del consiglio di amministrazione del media. La polizia ha anche perquisito la casa del caporedattore di Stand News, Ronson Chan, che è a capo dell’Associazione dei giornalisti di Hong Kong, e lo ha arrestato per interrogarlo. “Stand News – scrive Rogers – è stata l’unica fonte di notizie significativa in lingua cinese, indipendente e pro-democrazia rimasta a Hong Kong. La sua chiusura segnala che il regime di Pechino non tollererà più alcuna forma di dissenso, critica o controllo a Hong Kong, anche se la mini-costituzione della città, la Legge fondamentale, garantisce la libertà di stampa”.
Unanime il coro di condanna che si è levato in tutto il mondo. Steven Butler, direttore dell’area asiatica presso il “Committee to Protect Journalists”, ha affermato che si tratta di “un assalto aperto alla già lacerata libertà di stampa di Hong Kong mentre la Cina aumenta il controllo diretto sull’ex colonia”. L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani si è detto “allarmato” dalla continua “repressione dello spazio civico”.
“La domanda – prosegue l’attivista – ora è: chi sarà il prossimo? I corrispondenti esteri a Hong Kong saranno presi di mira? Ad alcuni è già stato rifiutato il visto di lavoro. Ora affronteranno molestie e minacce, come nella Cina continentale?”. Rogers conclude il suo articolo chiedendo alle democrazie mondiali tre azioni: “Condannare a voce alta, chiara e ripetuta l’attacco a Stand News, l’arresto dei sette individui e l’assalto alla libertà di stampa a Hong Kong”; “coordinare tutti gli sforzi possibili per richiedere il rilascio dei sette arrestati” e fare pressioni sul “regime” di Pechino.

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