Papa a Cipro: Pizzaballa, “Cipro condivide le ferite dell’Europa e del Medio Oriente”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Sin dall’inizio del cristianesimo, Cipro è luogo di creatività del Vangelo, di evangelizzazione e inculturazione, luogo di incontro, dialogo e accoglienza della Buona Notizia, sinonimo di superamento delle frontiere etniche, culturali e religiose”. Lo ha fatto notare Sua Beatitudine Pierbattista Pizzaballa, patriarca dei Latini di Gerusalemme, salutando il Papa all’inizio della Messa allo GSP Stadium di Nicosia. “È una caratteristica che si può scorgere in tutta la storia di Cipro”, ha proseguito il patriarca: “Cipro condivide le ferite dell’Europa e del Medio Oriente al tempo stesso: ferite, che sono divisioni politiche, militari e – bisogna riconoscerlo non senza amarezza – anche religiose. Nicosia, capitale cipriota, è l’ultima capitale europea a vedere ancora un muro di divisione, una ferita profonda nell’isola”. “Oggi, tuttavia, insieme ai nostri amati fratelli ortodossi, guardiamo a Cristo e  gridiamo la nostra speranza”, ha spiegato Pizzaballa manifestando la sua “più viva gratitudine alla Chiesa ortodossa che, specialmente a Cipro, mostra segni di grande apertura e amicizia alla nostra Chiesa, consentendoci perfino di celebrare le nostre eucaristie nelle loro chiese”. “Chissà che questa nostra esperienza positiva non possa essere un primo passo verso quell’unità tanto attesa dalla nostra gente”, l’auspicio: “che Cipro possa diventare per le altre Chiese modello di unità e armonia, di incontro e sincera amicizia. Proprio questa piccola isola, infatti, pur ferita da tante divisioni, porta con sé anche luci e speranze: armonia tra le Chiese, accoglienza e integrazione, come può vedere da questa assemblea, nella quale non si può distinguere chi è cipriota e chi no, dove le più disparate provenienze – asiatici, africani, europei, migranti, lavoratori stranieri – insieme ai ciprioti locali formano un unico corpo, un’unica comunità, proprio come ai tempi del primissimo annuncio. E questo ci fa credere che la riconciliazione in Cristo è possibile”.

 

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