“Metterci in ascolto della Croce. Perché la Croce parla. Ma non tutti l’ascoltano!”: è l’invito lanciato dall’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, che questa mattina ha celebrato la festa di santa Barbara nella basilica di san Giovanni in Laterano, a Roma. Presenti il presidente della Commissione Difesa della Camera, Gianluca Rizzo e i vertici della Marina. “C’è un ‘non ascolto’ della parola della Croce; c’è un tapparsi le orecchie dinanzi al grido che dalla Croce si leva, considerandolo scandaloso, ovvero come un qualcosa che turba la tranquillità, ostacola i programmi. Non è facile rendersene conto, in una cultura in cui tante voci scomposte e spesso violente arrivano a sopraffare il grido della Croce”. Tra queste voci “scomposte” l’arcivescovo castrense ha elencato quella “della mentalità edonista e consumista che copre il grido di tanti malati, disabili, sofferenti nella mente e nello spirito, la cui croce, dichiarata senza significato, non si ascolta nel profondo e sfocia nell’isolamento, nell’abbandono o tenta di rispondere al dolore con la richiesta di eutanasia e addirittura, lo stiamo vedendo in questi giorni, di suicidio assistito”. Quella della “società opulenta e ingiusta che silenzia il grido delle tante croci di persone sopraffatte dalla fame, dalla violenza, dalla guerra, dalle persecuzioni, dai pericoli e dalle calamità naturali; uomini, donne e bambini che vivono accanto a noi o che fuggono da Paesi in cui sono loro imposte quelle croci che, purtroppo, diventano scandalo, ostacolo per le nostre comunità civili, provocando il rifiuto e la morte”. “La parola di queste innumerevoli e tremende croci – ha ricordato mons. Marcianò – se non ascoltata, semina morte e rende ‘cimitero’ la nostra terra e il ‘mare nostro’, come ha ricordato il Papa nel videomessaggio inviato per la Visita a Cipro e in Grecia, iniziata ieri”. Da qui il riconoscimento agli uomini e donne della Marina Militare che ascoltano “il grido delle croci che vengono dal mondo del mare! Lo fate prima di tutto e soprattutto con il salvataggio di tante vite umane, mai cessato, anche nel tempo della pandemia. Lo fate ascoltando quel grido del mare che, assieme al grido della terra, ci avverte di come, con i nostri comportamenti irresponsabili e violenti, stiamo letteralmente mettendo in croce il dono del creato, l’ambiente, la casa comune. E qui il vostro serio impegno per la preservazione e la cura delle acque, diventa esempio e monito per la società. Lo fate considerando il mare come vero luogo di incontro e relazione, anche con popoli lontani; ma tutto parte dalla ‘parola della croce’ che, se ascoltata, diventa ‘potenza’, come dice l’apostolo Paolo”. “Cari amici, – ha concluso – questa è la forza della Marina Militare Italiana, delle nostre Forze Armate e Forze dell’Ordine: non forza che si impone con gli armamenti ma che costruisce giustizia, pace, solidarietà, fraternità, perché ascolta, difende, soccorre e ama le croci degli uomini, offrendo una testimonianza di vita e offrendo la stessa vita”. La Messa ha avuto inizio dopo un breve indirizzo di saluto del Cappellano militare, don Pasquale Aiello, vicario episcopale per la Marina. Alla fine della celebrazione ha portato un saluto il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio Enrico Credendino.