Natale: mons. Savino (Cassano all’Jonio), “dilatiamo il nostro cuore ai rifugiati, ai campi dei profughi, ai bambini che muoiono di fame e di freddo”

“Non possiamo vivere il Natale se non allarghiamo il nostro pensiero. È Natale, quando diventiamo spazio abitato dal quel Bambino adagiato nella mangiatoia. Non possiamo vivere il Natale se non dilatiamo il nostro cuore ai rifugiati, ai campi dei profughi, ai bambini che muoiono di fame e di freddo”. È la riflessione, diffusa oggi, del vescovo della diocesi di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino. “Non sarà Natale – prosegue il presule -, se continuano a persistere in Bielorussia, fili spinati e innalzamenti di muri. Non possiamo accettare che il Mediterraneo è stato trasformato in un cimitero di persone innocenti. Dilatiamo il nostro cuore alle vittime della mafia e della tristissima piaga dell’usura. A quanti vivono la precarietà del lavoro. A tutti quelli che sono morti sui luoghi di lavoro. Per tutti che fanno fatica a vivere la gioia del Natale, agli anziani, agli ammalati, ai ricoverati negli ospedali, nelle Rsa e nelle terapie intensive”. Mons. Savino conclude: “A noi oggi è dato il compito di rendere testimonianza con le parole e i fatti che ‘il Verbo che si fece carne’ è ‘quel Bambino adagiato nella mangiatoia’. In Lui troviamo il fondamento, la ragione e il fine della nostra esistenza”.

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