“Purtroppo le morti sul lavoro e gli infortuni non conoscono feste e tutti i giorni si continuano a contare tre morti e oltre 2.000 infortuni, ma questi numeri purtroppo nascondono dolore e rabbia per incidenti che non dovrebbero mai accadere, soprattutto perché le principali modalità di accadimento sono sempre le stesse e si continua a morire e ad infortunarsi come 50 anni fa, a dispetto dei sistemi di prevenzione che la tecnologia ci mette a disposizione”. Lo dichiara, oggi, Zoello Forni, presidente nazionale dell’Anmil.
“Nel 2021, secondo i dati Inail – spiega Forni -, la situazione è senza ombra di dubbio un dispregio della vita dei lavoratori che affrontano ogni giorno rischi che non dovrebbero esistere o sono molto più elevati solo per la mancata prevenzione”.
Nei primi 10 mesi dell’anno (ultimo periodo negli Open data Inail al momento disponibile) vi è stato un aumento delle denunce di infortunio del 6,3% (448.110) e per ora sono 1.017 gli infortuni mortali con un leggero calo dell’1,8% rispetto all’anno precedente, sebbene ci sia da considerare che il bilancio 2020 dei caduti per il lavoro era stato fortemente influenzato dai decessi per infezione da Covid in ambito lavorativo che hanno rappresentato oltre 1/3 del totale.
In aumento del 24% risultano anche le denunce delle malattie professionali (45.395) che nel 2020 avevano conosciuto un corposo periodo di stasi legato alle difficoltà di spostamento e alla paura del contagio e pertanto al rinvio delle relative denunce a tempi migliori: in alcuni mesi del 2021 si sono toccate punte di aumento delle denunce di tecnopatie fino al 50%.
“Dopo un 2020 fortemente condizionato dalla pandemia – afferma il presidente dell’Anmil – che oltre ai tragici danni umani aveva fatto crollare tutti i principali indicatori macroeconomici nazionali, ci si sarebbe aspettato un calo dei numeri a fronte di una maggiore responsabilità sociale nei confronti della vita umana che invece sembra sempre più non avere valore”.
“Sarà solo attraverso un grande patto collaborativo comune tra Istituzioni, imprese e parti sociali – conclude Forni – che potremo arrivare alla concreta diffusione tra tutti i lavoratori della consapevolezza e della percezione del concetto di rischio per evitare dolori e drammi inutili. E se il lato umano di questa vicenda poco importa, sotto l’aspetto economico la sicurezza sul lavoro dovrebbe essere vista come elemento di crescita del sistema Italia utile alla qualità e competitività dell’economia nazionale, partendo dal programmare il tema della sicurezza nelle scuole e da un sistema formativo dei lavoratori concretamente efficace, in grado di coinvolgere emotivamente e professionalmente, utilizzando anche la forza della testimonianza per un impatto sulle coscienze di tutti”.