“La distribuzione territoriale del valore aggiunto generato dal complesso delle unità locali delle imprese industriali e dei servizi resta sostanzialmente stabile nel 2019 rispetto all’anno precedente. Si conferma al primo posto il Nord-ovest con un contributo pari al 37,0%, seguito da Nord-est (25,5%), Centro (20,8%) e Mezzogiorno (16,8%)”. Lo segnala oggi l’Istat, nel report sui “Risultati economici delle unità locali di imprese e multinazionali”, relativo all’anno 2019.
“Nel 2019 l’ulteriore rallentamento della crescita annuale del valore aggiunto (+2,4% contro +3,4% e +3,9% dei due anni precedenti) è riconducibile a livello territoriale ai risultati del Nord-ovest (+0,3%) e del Nord-est (+2,3%) dove il tasso di crescita è stato inferiore rispetto al 2018 (rispettivamente +3,6% e +3,8%). Mezzogiorno (+5,1%) e Centro (+4,4%) crescono di più rispetto all’anno precedente (+2,9% e +3,0%)”, precisa l’Istat.
In termini di incidenza dei macrosettori, “il Nord-ovest perde peso sia nell’industria (-0,7 punti percentuali rispetto al peso del 2018) sia nei servizi (-0,9), in favore del Centro (+0,4 in entrambi i macrosettori) e del Mezzogiorno (+0,4 e +0,5). Stabile il peso del Nord-est”.
Inoltre, “il 31,9% del valore aggiunto nel 2019 è prodotto da unità locali di dimensioni micro (0-9 addetti), che in termini di numero di unità rappresentano oltre il 90% del totale nazionale. Il 27,1% del valore aggiunto è prodotto da unità locali di piccole dimensioni (10-49 addetti), il 24,2% da realtà di medie dimensioni (50-249 addetti) e il 16,8% dalle grandi (250 addetti e oltre)”.
Rispetto al 2018, “il peso economico delle unità locali micro registra a livello regionale un calo diffuso (-0,8 punti percentuali a livello nazionale). Fanno eccezione il Piemonte, la Valle d’Aosta e la Basilicata. Tuttavia le micro unità locali continuano a generare la porzione più elevata di valore aggiunto in quasi tutte le regioni. In Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia-Giulia e Lombardia il peso sia delle micro che delle piccole unità locali è pressoché identico (circa il 30% in entrambi gli aggregati), mentre prevalgono in modo marcato nel Mezzogiorno, in particolare in Calabria (49,4%), Sicilia (45,4%) e Sardegna (44,8%). Più contenuto ma comunque superiore alla media nazionale la quota di Abruzzo (35,6%) e Campania (38,8%)”.
L’Istituto di statistica rivela: “Il 41,5% del valore aggiunto nel 2019 è concentrato nell’1% dei comuni. Tale quota include 80 comuni che rappresentano il 26,9% della popolazione nazionale: si tratta prevalentemente di zone densamente popolate (64 comuni) e zone a densità intermedia di popolazione (16 comuni mediamente popolati)”.
Nel complesso “questi comuni fanno parte sia di sistemi locali urbani o turistici (49) sia di sistemi manifatturieri (31). Includono 57 comuni capoluogo di provincia, 16 dei quali sono anche capoluoghi di regione. Rispetto al 2018 ci sono tre nuove entrate: Pozzuoli (al 62° posto), Frosinone (77°) e Modugno (78°) che prendono il posto di Cernusco sul Naviglio (sceso all’88ª posizione), in provincia di Milano, Carpi (all’86ª) e Fiorano Modenese (alla 91ª).