“Non ci lasciare indifferenti di fronte al dramma dei migranti, dei profughi e dei rifugiati”. È l’ennesimo appello del Papa, che nella parte finale del Messaggio Urbi et Orbi, dalla Loggia centrale della basilica di San Pietro, ha toccato ancora una volta uno demi portanti del pontificato, mentre le cronache ci pongono davanti agli occhi altri drammatici sbarchi, naufragi o tentativi di approdo in terre più sicure. “I loro occhi ci chiedono di non girarci dall’altra parte, di non rinnegare l’umanità che ci accomuna, di fare nostre le loro storie e di non dimenticare i loro drammi”, l’invito di Francesco, che poi ha proseguito la sua preghiera: “Verbo eterno che ti sei fatto carne, rendici premurosi verso la nostra casa comune, anch’essa sofferente per l’incuria con cui spesso la trattiamo, e sprona le autorità politiche a trovare accordi efficaci perché le prossime generazioni possano vivere in un ambiente rispettoso della vita”. “Cari fratelli e sorelle, tante sono le difficoltà del nostro tempo, ma più forte è la speranza, perché un bambino è nato per noi”, l’annuncio controcorrente di Natale: “Lui è la Parola di Dio e si è fatto in-fante, capace solo di vagire e bisognoso di tutto. Ha voluto imparare a parlare, come ogni bambino, perché noi imparassimo ad ascoltare Dio, nostro Padre, ad ascoltarci tra noi e a dialogare come fratelli e sorelle. O Cristo, nato per noi, insegnaci a camminare con te sui sentieri della pace”.