“Vorrei augurarvi che il Natale vi porti un po’ di serenità, specialmente se state vivendo un periodo pesante, con preoccupazioni… Ogni famiglia ne ha, ma a volte ci sono situazioni più difficili. Prego perché chi ne ha più bisogno riceva il dono della serenità, personale e familiare”. Sono gli auguri del Papa ai dipendenti della Santa Sede e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, incontrati con i rispettivi familiari in Aula Paolo VI per gli auguri di Natale. Il primo invito è quello alla vicinanza: “Se, per esempio, in famiglia c’è il nonno o la nonna che non può più uscire facilmente, allora andiamo a trovarlo o a trovarla, con le attenzioni che la pandemia richiede, ma andiamo, non lasciamoli soli. E se non possiamo andare, facciamo una telefonata e parliamo un po’. Ma soprattutto, appena possibile, andiamoci, e stiamo un po’ con lui o con lei”. “In questa cultura dello scarto i nonni si scartano tanto”, ha aggiunto a braccio: “Stanno lì, non entrano nella vita”. Poi Francesco è tornato a raccontare un aneddoto della sua infanzia: “Da bambino, una delle mie nonne mi ha raccontato che c’era una famiglia dove il nonno abitava con loro. A pranzo o a cena si sporcava, e a un certo punto il papà disse: ‘Non possiamo invitare gli amici col nonno, farò che il nonno mangi e ceni in cucina’. Una settimana dopo, torna a casa e trova il figlio di dieci anni che giocava con legno, chiodi e martelli. E gli ha chiesto: ‘Che cosa stai facendo?’. ‘Sto facendo un tavolino per te, per quando sarai vecchio’. Non dimentichiamo che quello che seminiamo, i figli lo faranno con noi. Non trascurare i nonni, gli anziani, sono la saggezza! Non dimenticare la cultura degli anziani!”.