Arzoo Raja, 14enne ragazza cristiana rapita, convertita all’Islam e sposata forzatamente con il 44enne musulmano Azhar Ali, il suo rapitore, si riunisce con la sua famiglia. Lo ha stabilito l’Alta Corte della provincia del Sindh con una ordinanza ieri 22 dicembre. La famiglia, riferisce l’agenzia Fides, l’ha ricondotta a casa dopo aver ottenuto l’ordinanza del tribunale, assicurando che si prenderà cura della figlia con amore. Il caso scoppiò nell’ottobre 2020 ed ebbe vasta risonanza mediatica, sociale e politica. Nell’udienza tenutasi ieri mattina, il ricorso presentato dalla famiglia chiedeva che Arzoo Raja potesse lasciare l’istituto governativo di Panah Gah, dove viveva, affidata ai servizi sociali, tornando a vivere con i suoi genitori, dopo un anno di riflessione sulle sue scelte di vita. Durante l’udienza il giudice ha parlato alla ragazza e ai genitori. Arzoo Raja, che al momento del matrimonio e della controversia aveva 13 anni, ha mostrato la sua disponibilità a tornare con i suoi genitori. Alla domanda sulla sua conversione all’Islam ha risposto che si era convertita “di sua spontanea volontà”. Il giudice ha chiesto ai genitori di Arzoo di riportarla a casa e i genitori hanno affermato che accolgono con gioia la ragazza, si impegnano a prendersene cura, a non farle pressioni sul tema della conversione religiosa. Dilawar Bhatti, presidente della “Christian Peoples Alliance”, presente all’udienza, ha accolto con favore la decisione della Corte. Parlando a Fides ha detto che “è una buona notizia che Arzoo vivrà di nuovo con la sua famiglia e trascorrerà il Natale in serenità. Tante persone, avocati, assistenti sociali, cittadini hanno alzato la voce, si sono impegnate e hanno pregato per questo caso. Ringraziamo Dio tutti costoro”. Bhatti informa anche che “in tribunale i genitori si sono impegnati a non fare alcuna violenza sulla ragazza e a riferire ogni tre mesi alla polizia, anche versando una cauzione come pegno del rispetto di tali impegni. La Corte ha disposto che Arzoo non debba incontrare il suo presunto marito che sta affrontando un processo ai sensi del Child Marriage Restraint Act 2013, per violazione della legge dei matrimoni precoci”.