“Vorrei accompagnare a Betlemme, come fece la stella con i Magi, tutti coloro che non hanno un’inquietudine religiosa, che non si pongono il problema di Dio, o addirittura combattono la religione, tutti quelli che impropriamente sono denominati atei”. Il Papa ha concluso la catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata al Natale, ripetendo il messaggio del Concilio Vaticano II: “La Chiesa crede che il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla dignità dell’uomo, dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione. La Chiesa sa perfettamente che il suo messaggio è in armonia con le aspirazioni più segrete del cuore umano”. “Torniamo a casa con l’augurio degli angeli: ‘Pace in terra agli uomini che egli ama’”, l’augurio di Francesco: “Ricordiamo sempre: ‘Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi. Ci ha amati per primo’, ci ha cercati. Non dimentichiamo questo”. “È questo il motivo della nostra gioia”, ha proseguito il Papa a braccio: “sapere che siamo stati amati, siamo stati cercati. Il Signore ci cerca per amarci, senza nessun merito: siamo sempre preceduti da Dio nell’amore, un amore così concreto che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. È quel bambino che vediamo nel presepe. Questo amore ha un nome e un volto: Gesù è il nome e il volto dell’amore che sta a fondamento della nostra gioia”. “Vi auguro un Buon Natale, un buono e santo Natale. Gli auguri, le riunioni di famiglia….è bellissimo, sempre, ma vorrei anche la consapevolezza che Dio viene per me”. “Ognuno dica questo”, l’invito a braccio: “Dio viene per me. Per cercare Dio, per trovare Dio, per accettare Dio ci vuole umiltà. Guardare con umiltà. La grazia di rompere lo specchio, della vanità, superbia, del guardare noi stessi: guardare Dio, guardare Gesù, con quell’inquietudine che ci porta alla speranza. Buon Santo Natale!”.