“La situazione sanitaria da coronavirus in peggioramento nella nostra Trieste, le sofferenze, i timori, le preoccupazioni hanno tolto terreno alla fiducia a tanti di noi e a molte delle nostre famiglie colpite negli affetti più cari e nelle amicizie. A Natale, il Bambino Gesù ci fa la grazia incomparabile di ridonarcela: ‘Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore’. Si tratta di un oggi non solo cronologico, ma dell’oggi della presenza salvatrice di Dio nella nostra vita, dell’oggi che dà concretezza alla fiducia”. Lo ha scritto l’arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, nel messaggio natalizio alla diocesi.
“Nel fare una passeggiata tra gli splendidi alberi natalizi della nostra piazza dell’Unità d’Italia”, racconta l’arcivescovo, “per contrasto mi sono venute a mente le miopie di certi personaggi europei – esattamente quelli della Commissione ‘Union of Equality’ – che per combattere le discriminazioni hanno proposto che le festività, come il Natale, non devono più essere nominate e riferite a connotazioni religiose”. “Una anacronistica genialata, durata poco grazie a Dio, ma che la dice lunga sugli strapagati burocrati di Bruxelles”, commenta mons. Crepaldi. “Noi di Trieste il Natale ce lo teniamo caro, perché non c’è niente di più consolante che sentire riecheggiare nel nostro orecchio il canto dell’Angelo: è nato per voi un Bambino”, prosegue l’arcivescovo, evidenziando che “il Bambino di Betlemme ci schiude il mistero vivificante dell’amore, quello di Dio che si è fatto uomo come noi, per poi morire in croce per noi. Di questo amore abbiamo bisogno e questo amore ci basta; è questo amore che ci restituisce la fiducia per andare avanti in una stagione storica complicata e piena di insidie”. “Auguro un buon Natale ai nostri bambini, ai giovani, alle mamme e ai papà, ai nonni; buon Natale agli anziani, ai nostri malati e al generosissimo personale medico e infermieristico; l’augurio raggiunga anche il mondo del lavoro che, in alcune sue componenti, è oppresso da tante insicurezze e problematiche; buon Natale ai poveri, ai bisognosi, agli sfiduciati e a coloro che hanno perso la bussola della vita; buon Natale anche a coloro che ci governano. Il canto dell’Angelo – conclude mons. Crepaldi – sia per tutti il salutare vaccino della fiducia”.