Animare le comunità, favorire laboratori di inclusione: parole che riformulano l’acronimo di Acli e sono anche il titolo di un progetto nuovo all’interno dell’associazione. Finanziato con fondi regionali del Terzo settore, questo progetto nasce da un percorso comune delle Acli di Treviso, Venezia, Verona. “Sono previste diverse azioni – spiega Laura Vacilotto, coordinatrice regionale dei progetti Acli -; cominciamo con un percorso di formazione per volontari in modalità mista per rinforzare alcune abilità: la capacità di ascolto partecipato del territorio e di esplorazione generativa del contesto, il lavoro in rete, la costruzione di idee innovative ed inclusive, la mediazione culturale, le competenze digitali. Saranno attivati 4 sportelli, uno di pronto intervento, uno di portierato sociale, due di segretariato; delle esperienze di social cafè; delle iniziative di animazione di comunità”. Nel progetto verranno coinvolti tutti gli stakeholder interessati in ambito socio-culturale a livello provinciale e regionale. “In una realtà profondamente mutata dall’emergenza Covid, caratterizzata dall’emersione di nuove fragilità e bisogni, Acli punta a rafforzare e riqualificare la pratica del volontariato, per renderla capace di essere, in modo innovativo e al passo con i tempi, collante sociale in grado di favorire l’inclusione e di instaurare relazioni di aiuto”, racconta Andrea Citron, presidente regionale Acli. Il progetto si sviluppa nelle province di Treviso, Venezia e Verona ed in particolare in alcune aree più colpite sul piano economico e sociale dalle conseguenze della pandemia: la città metropolitana di Venezia, Verona, i comuni di “periferia” trevigiana Silea e Giavera del Montello; 4 i partner di progetto, 10 le organizzazioni che collaborano, oltre 700 i destinatari individuati. “Animare le comunità oggi significa in primo luogo porsi delle domande, far emergere i temi condivisi e cercare risposte non individuali e non astratte”, conclude Laura Vacilotto.