Educazione: mons. Battaglia (Napoli), “bambini, ragazzi e giovani sono la cosa più sacra” della città

“Era necessario incontrarci” in duomo “perché i bambini, i ragazzi e i giovani sono la cosa più sacra di Napoli, una reliquia del suo futuro, il germoglio del suo presente, il bene più importante! Un noto motto dice che ‘se uno sogna da solo è solo un sogno, ma se molti sognano insieme è l’inizio di una nuova realtà’”. Lo ha detto, ieri pomeriggio, l’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, introducendo l’incontro per il Patto educativo per la città, alla presenza delle autorità civili e del vescovo ausiliare di Pozzuoli, mons. Carlo Villano, che con la sua Chiesa ha aderito al Patto educativo.
“Il Patto educativo non è semplicemente frutto di un’idea del vescovo o della Chiesa, ma è molto di più: una necessità, un’urgenza, un percorso condiviso da tanti sognatori che nel mettersi insieme, indipendentemente dai mondi di provenienza e dalle differenze culturali, decidono di dar vita ad un sogno comune. Ma il nostro essere insieme è anche molto di più, perché nel decidere di camminare l’uno con l’altro per il bene dei piccoli, superiamo i recinti del ‘sogno’ e ci ritroviamo ad essere ‘segno’, segno concreto di attenzione alle giovani generazioni, segno di responsabilità nei loro riguardi, segno capace di aggregare altri sognatori in questo camino comune che ha come obiettivo il bene dei nostri ragazzi”.
Per mons. Battaglia, “il percorso che oggi inizia non vuole essere il cammino solitario di una realtà, foss’anche la Chiesa, ma un processo fatto di incontri inclusivi, di reciproche contaminazioni, di continui confronti tra istituzioni, realtà ecclesiali, mondo della scuola, università, enti del terzo settore, associazioni e società civile affinché i bambini, i ragazzi e i giovani di Napoli possano essere rimessi al centro delle politiche educative e del dibattito cittadino. È giunto il tempo della responsabilità costruttiva e per questo ora più che mai serve un patto educativo capace di generare una cultura dell’inclusione, affinché nessuno sia lasciato indietro, né oggi né mai”.
Dopo aver passato in rassegna i mali di Napoli – come “lo stato di povertà ed emarginazione cui si aggiunge la convivenza con vaste zone di illegalità, delinquenza, crimine organizzato” -, l’arcivescovo ha precisato: “L’obiettivo specifico del Patto educativo deve essere quello di promuovere quelle forme di accompagnamento, cura e partecipazione di ragazzi e giovani e delle loro famiglie, adeguate a contrastare il degrado umano conseguente alla condizione di emarginazione sociale e povertà economica e morale. Ed è necessario che nelle situazioni più delicate e multiproblematiche le famiglie siano affiancate nella cura educativa da persone appassionate, formate, esperte di relazione, corresponsabilità e capaci di coinvolgimento”. E ha ribadito: “Si, amici, non possiamo più voltarci dall’altra parte. Non possiamo passeggiare per la nostra Napoli, incontrare i volti di tanti bambini abbandonati a sé stessi e passare oltre, come se non fossero figli nostri, come se la loro cura non dipendesse anche da noi”.

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