“Grazie alla solidarietà europea e alla capacità dell’Italia di gestire efficacemente la pandemia, l’economia italiana sta crescendo più in fretta che in qualunque altro momento dall’inizio di questo secolo”. Nella sua prolusione all’apertura dell’anno accademico della Cattolica, Ursula von der Leyen ha inviato numerosi messaggi di incoraggiamento e di fiducia ai giovani, per poi analizzare nel dettaglio la situazione europea e italiana anche alla luce della crisi generata dalla pandemia. Il Pil italiano, ha fra l’altro affermato la presidente della Commissione, “ritornerà ai livelli pre-crisi già entro la metà del prossimo anno – in tempo per le lauree dei più grandi tra di voi. Gli ordinativi sono in crescita e le imprese sono alla ricerca di personale. Negli ultimi anni non ci sono mai state così tante offerte di lavoro. E tuttavia troppi giovani rimangono ancora disoccupati. In questi mesi di ripresa economica, l’occupazione giovanile sta crescendo più lentamente rispetto quella delle altre fasce d’età. È quindi ora di cambiare le cose. Voglio un’economia che funzioni per i giovani come voi. Un’economia che corrisponda alle vostre attese. Un’economia europea per la prossima generazione”.
“L’Europa – ha poi osservato – è nata come progetto di pace e riconciliazione dopo la seconda guerra mondiale. È nata per trovare una sua collocazione internazionale nel mondo diviso della guerra fredda. I docenti e i laureati di questa Università hanno svolto un ruolo importantissimo nel portare l’Italia al centro dell’Europa e nel plasmare l’idea stessa di Europa. E poi, generazione dopo generazione, l’Europa è stata sempre un cantiere aperto. Passo dopo passo, l’Europa si è trasformata da comunità economica all’Unione politica di oggi. Grazie alle elezioni europee, al programma Erasmus e al trattato di Lisbona, siamo diventati un po’ alla volta cittadini europei. E negli ultimi due anni l’Europa ha ancora una volta compiuto un nuovo passo avanti, mettendo a punto una risposta a questa crisi. Per la prima volta nella nostra storia abbiamo fatto fronte comune per acquistare e produrre vaccini per tutti gli europei. È grazie a questa scelta che oggi disponiamo di tutte le dosi necessarie per affrontare la quarta ondata della pandemia. E per la prima volta nella nostra storia abbiamo creato un piano di ripresa finanziato da noi, l’Unione europea a 27, per aiutare ciascuno Stato membro a risollevarsi dalla crisi e a rimodellare la propria economia. Lo abbiamo chiamato NextGenerationEu. Con queste due decisioni siamo già entrati in una nuova fase della storia dell’Unione”.
“Ma questa nuova Unione che cosa può fare per la vostra generazione?”. E qui von der Leyen ha provato a rispondere con tre parole: pianeta, innovazione, democrazia. “La vostra generazione, rispetto a quelle che l’hanno preceduta, è la più consapevole dei cambiamenti climatici e la più esplicita nel chiedere di agire. E fa bene! Gli effetti dei cambiamenti climatici sono già sotto gli occhi tutti, ma potrebbero peggiorare ulteriormente nei prossimi decenni se non interveniamo rapidamente. Il cambiamento climatico è opera dell’uomo! Lo provochiamo noi. E proprio per questo siamo noi a dover trovare una soluzione: abbiamo la possibilità, l’obbligo e la responsabilità di intervenire! Possiamo farcela”.
“La seconda missione della nostra Unione è l’innovazione. L’Italia è sempre stata un Paese di innovatori e di menti creative. Basta guardare il nuovo distretto dell’innovazione qui a Milano, nell’ex area dell’Expo, che sta già attirando ricercatori brillanti e grandi imprese da tutto il mondo. Oppure pensate al boom della ‘smart agriculture’ in Italia. Solo investendo nell’innovazione potremo creare i posti di lavoro di qualità a cui ambite e rendere l’Europa più competitiva sui mercati mondiali”.
La terza “missione di cui vorrei parlare riguarda il rilancio delle nostre democrazie. Proprio come l’Unione europea, anche le nostre democrazie sono un cantiere sempre aperto. Nessuna democrazia può dirsi compiuta, perché la democrazia necessita di attenzione continua ed è un compito mai finito: è proprio in questo che si differenzia dall’autocrazia. Pensate ai cento anni di storia dell’Università Cattolica. Questa università è stata fondata in un momento cruciale per la democrazia italiana, quando milioni di persone avevano appena ottenuto il diritto di votare per la prima volta. I cattolici italiani avevano appena accettato di partecipare alla vita democratica italiana ed eletto i loro primi rappresentanti. Erano tempi di grandi aspettative ed enormi speranze. Eppure, in un batter d’occhio, la democrazia italiana fu demolita dal Fascismo. E lo stesso è accaduto qualche anno dopo nel mio Paese, la Germania. La Germania nazista ha provocato morti e sofferenze senza precedenti, portando distruzione e devastazione in tutto il continente. Ma dopo la guerra, la democrazia è stata ricostruita su basi più solide. Abbiamo costruito una democrazia europea. Ma in ultima analisi, la democrazia in tutte le sue forme ha sempre alla base lo stesso principio: dare voce al popolo”.
“Oggi la democrazia si trova di fronte a nuove sfide. Gran parte del dibattito pubblico si svolge su piattaforme social controllate da privati. E gli avversari della democrazia utilizzano le tecnologie moderne per manipolare il dibattito democratico attraverso la disinformazione sistematica. Cercano di confondere le acque a tal punto che verità e fatti divengano impossibili da distinguere da menzogne e falsità. E questo erode e mina la fiducia dei cittadini. La nostra missione è proteggere e ampliare le nostre democrazie. L’Europa che voglio deve proteggere le persone dai contenuti illeciti online e dalla disinformazione, rendendo le piattaforme dei social media più responsabili dei contenuti che ospitano. L’Europa che voglio deve proteggere dall’incitamento all’odio e dai reati generati dall’odio, integrando quindi l’elenco dei reati nei nostri trattati. E deve proteggere la nostra democrazia da ogni tipo di regressione, tutelando lo Stato di diritto ovunque all’interno dell’Unione. Ma questa è solo una parte del lavoro. Abbiamo bisogno di voi. L’Europa che voglio deve anche dialogare di più con voi e ascoltare quello che avete da dire, quello che chiedete all’Europa, e quale Europa sognate”.