“Tragedie come queste sono la nostra vergogna. Perché qui non è un terremoto, non è un virus a colpirci: ma il dover constatare che non siamo ancora capaci, come società civile, come politici, come legislatori, di mettere la sicurezza della vita al primo posto, in ogni campo di attività”. Lo ha affermato questa mattina l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, nel corso dell’incontro con i giornalisti in occasione degli auguri natalizi.
“In questi giorni – ha osservato – le tragedie del lavoro si impongono all’attenzione di tutti noi. Di fronte alle persone morte nel crollo della gru in via Genova stiamo tutti adoperando molte parole: voi giornalisti per raccontare, altri per commentare”. “Ma tutti – ha proseguito – ci accorgiamo che queste parole non bastano più. Ci sembra di aver detto tutto: dei morti sul lavoro, della necessità di sicurezza, della disperazione di famiglie e città intere”. “Questo doloroso evento – ha ammonito mons. Nosiglia – purtroppo è uno dei tanti episodi incresciosi che succedono ormai di frequente anche nella nostra città e in genere nel nostro Paese. Per questo non possiamo e vogliamo più limitarci a deplorare le cause che determinano simili avvenimenti. Ma nemmeno dobbiamo solo chiedere che si attivino le necessarie verifiche e controlli sul lavoro pure necessarie, ma non esaustive”. “Bisogna che il problema sia affrontato da tutto il mondo del lavoro e della politica e sia ritenuto uno dei doveri primari e indispensabili da tenere in considerazione permanente”, ha evidenziato l’arcivescovo, confidando che “il mio cuore è profondamente turbato di fronte a questi fratelli e le loro famiglie che subiscono una tale imperdonabile, dolorosa situazione. In queste circostanze mi rendo conto di quanto le parole di conforto e solidarietà e viva partecipazione che si esprimono ai loro cari e in particolare alla propria famiglia siano ben poca cosa rispetto alla tragica realtà con cui bisogna fare i conti”. “Per questo – ha aggiunto – anche la nostra preghiera è carica di dolore e tristezza ma anche di profonda fede e speranza”. Dall’arcivescovo anche l’esortazione ad “andare anche oltre. Nel dolore, nel cordoglio, nella vicinanza al lutto con i familiari delle vittime, io credo che tutti noi abbiamo qualcosa da imparare e da ricordare. E cioè che anche il dolore e la morte fanno parte della nostra vita. E che la nostra sicurezza dipende anche da quanto siamo capaci di affrontare queste situazioni, di uscirne più forti e più solidali”.