“Con preoccupazione e stupore abbiamo assistito, con l’approvazione della legge sulla zonizzazione mineraria nella provincia di Chubut, alla mortificazione del diritto dei cittadini a un dibattito veramente democratico”. Lo scrivono, in una nota comune, i vescovi della Patagonia argentina, che aggiungono: “Vogliamo accompagnare il nostro popolo nella sua rivendicazione. Capiamo che di fronte a questo oltraggio, solo la mobilitazione popolare è possibile, ma chiediamo con forza che sia pacifica. Evitiamo che la logica rabbia verso quella che viene percepita come una decisione al di fuori degli ambiti ragionevoli del dibattito democratico, si traduca in risposte che compromettano il patrimonio pubblico e privato o minaccino la vita e la salute degli altri. Esortiamo inoltre le autorità a fermare la repressione delle manifestazioni popolari. L’intimidazione con l’uso della forza è illegale o rasenta l’illegalità e contrappone gli uni agli altri”.
In ogni caso, proseguono i vescovi, “comprendiamo che il ritorno della pace sociale sarà possibile solo l’abrogazione della legge e, come richiesto dai vescovi del Chubut, con l’avvio un lungo processo di intesa che coinvolga tutte le parti. Diciamo no a questo modo di svalutare le istanze che rendono legittima una legge, e lo facciamo accompagnando il nostro popolo e chiedendo loro che questo no, attivo e nelle strade, sia pacifico”.
La nota è stata firmata da mons. Joaquín Gimeno Lahoz, vescovo di Comodoro Rivadavia; mons. Esteban María Laxague, vescovo di Viedma; mons. Juan José Chaparro, vescovo di San Carlos de Bariloche; mons. Fernando Martín Croxatto, vescovo di Neuquén; mons. Jorge García Cuerva, vescovo di Río Gallegos; mons. José Slaby, vescovo prelato di Esquel; mons. Alejandro Pablo Benna, vescovo di Alto Valle del Río Negro; mons. Roberto Pío Álvarez, vescovo ausiliare di Comorodo Rivadavia.