I vaccini Covid per i bambini della fascia 5-11 anni – due somministrazioni di 10 mcg (contro i 30 mcg previsti per adolescenti e adulti) di siero Comirnaty di Pfizer), con un intervallo di 21 giorni – saranno disponibili nell’Ue dal 13 dicembre. Lo ha annunciato ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. E ieri è arrivato anche il via libera dell’Aifa, ma molto genitori sono esitanti.
“Non c’è motivo di avere timori – dice al Sir Alberto Villani, direttore del Dipartimento di emergenza, accettazione e pediatria generale dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma -. Si tratta di un vaccino efficace e sicuro, ed è l’unica arma di cui attualmente disponiamo per combattere questo virus, soprattutto rispetto al rischio morte e/o malattia grave”. Villani richiama i dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità: dall’inizio della pandemia ad oggi il Covid-19 ha causato in Italia 36 decessi di bambini, mentre diverse decine di minori hanno avuto bisogno di cure intensive per effetto della Mis-C, una grave sindrome infiammatoria multisistemica.
“Eventi molto rari ma comunque dolorosissimi – chiosa l’esperto -, inoltre non siamo in grado di predire quale bambino andrà incontro a morte o a patologia severa: un rischio da prevenire”. Ma per il pediatra non basta: “Nei bambini la pandemia ha inficiato in maniera drammatica la vita quotidiana minando di fatto il loro benessere. Sappiamo ormai da tempo, grazie all’epigenetica, quanto siano importanti i primi anni di vita, quando l’organismo è in formazione, per uno sviluppo armonico ma anche per il benessere dell’adulto”, mentre “le restrizioni imposte dalla pandemia, il lockdown e la didattica distanza, l’impossibilità di fare sport, la limitazione delle relazioni sociali hanno profondamente segnato la vita dei nostri bambini. In ospedale ne constatiamo ogni giorno le conseguenze; per questo ribadisco che la vaccinazione è ad oggi l’unico strumento che abbiamo per garantire loro salute e benessere globale”.
Dopo avere sottolineato come il cittadino italiano, primo caso di variante Omicron nel nostro Paese, proprio grazie al vaccino abbia sviluppato una forma lieve di infezione, come la sua famiglia, Villani conclude: “Ora è cruciale l’impegno dei pediatri nell’informare e rassicurare i genitori, ma ancora più importante sarà il ruolo della comunicazione nel fare un’informazione corretta e un’opera di educazione sanitaria, confermando che la tecnologia a mRna è vecchia di decenni e che questo vaccino è stato ormai somministrato in miliardi di dosi e in centinaia di migliaia di casi anche nei bambini; mai c’è stata vaccinazione praticata in maniera così estesa”.