“Non ci sono e non ci siano muri nella Chiesa cattolica: è una casa comune, è il luogo delle relazioni, è la convivenza delle diversità”. È l’appello del Papa, nel primo discorso pronunciato a Cipro, nella cattedrale maronita, per l’incontro con i sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, catechisti, associazioni e movimenti ecclesiali. “Questo volto di Chiesa rispecchia il ruolo di Cipro nel continente europeo”, il paragone scelto da Francesco: “una terra dai campi dorati, un’isola accarezzata dalle onde del mare, ma soprattutto una storia che è intreccio di popoli e mosaico di incontri. Così è anche la Chiesa: cattolica, cioè universale, spazio aperto in cui tutti sono accolti e raggiunti dalla misericordia di Dio e dall’invito ad amare”. “Quando penso al Libano – ha rivelato il Papa – provo tanta preoccupazione per la crisi in cui versa e avverto la sofferenza di un popolo stanco e provato dalla violenza e dal dolore. Porto nella mia preghiera il desiderio di pace che sale dal cuore di quel Paese. Vi ringrazio per ciò che fate qui a Cipro”. “I cedri del Libano sono citati tante volte nella Scrittura come modelli di bellezza e grandezza”, ha fatto notare Francesco: “Ma anche un grande cedro comincia dalle radici e lentamente germoglia. Voi siete queste radici, trapiantate a Cipro per diffondere la fragranza e la bellezza del Vangelo. Grazie!”. Oltre alla Chiesa maronita, il Santo Padre ha salutato anche la Chiesa latina, “qui presente da millenni, che nel tempo ha visto crescere, insieme ai suoi figli, l’entusiasmo della fede e che oggi, grazie alla presenza di tanti fratelli e sorelle migranti, si presenta come un popolo ‘multicolore’, un vero e proprio luogo di incontro tra etnie e culture diverse”.