“La banalizzazione e la distorsione della Shoah sono un insulto alla memoria delle vittime e dei sopravvissuti e intaccano la comprensione della storia in modo non meno grave delle teorie negazioniste. Non dobbiamo essere tentati dal considerare questi fenomeni meno gravi. Contrastare queste distorsioni è una responsabilità di tutti e una responsabilità di questo momento”. Lo ha detto il segretario generale della Presidenza del Consiglio, Roberto Chieppa, intervenendo questa mattina, a Roma, al convegno internazionale sulla “Distorsione e banalizzazione della Shoah”, promosso dalla coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Milena Santerini, in collaborazione con l’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. L’occasione del convegno è stata la presentazione della traduzione italiana del Documento che l’Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance, l’organismo che raccoglie 34 governi del mondo per la difesa della memoria) rivolge ai decisori politici e amministrativi sulle caratteristiche del fenomeno e sul suo contrasto. Al convegno sono presenti rappresentanti delle comunità ebraiche italiane: la presidente dell’Ucei, Noemi Di Segni, il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, e la presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Partecipa ai lavori anche don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio ecumenismo e dialogo della conferenza episcopale italiana. Al centro delle preoccupazioni i fenomeni di distorsione della Shoah, del suo significato e della sua storia, sempre più frequenti. Dalla stella gialla o le casacche dei deportati utilizzati dai no vax, fino alla derisione di Anne Frank, le immagini o i linguaggi spesso utilizzati nei campi di calcio. “Periodicamente emergono purtroppo fenomeni di negazione della Shoah”, ha detto Chieppa. “Il fenomeno però della distorsione e della banalizzazione della Shoah è espressione di una tendenza diversa ma non meno preoccupante. Sono tentativi di utilizzare in modo distorto il termine olocausto, di banalizzare le responsabilità, usare un linguaggio o immagini collegate alla Shoah in modo non appropriato magari per scopi politici, ideologici, commerciali, pseudo sportivi. Negli ultimi anni l’Osservatorio sull’antisemitismo ha segnalato molti episodi di distorsione delle immagini. Soprattutto sui social ad opera dei ragazzi fino ad arrivare alle cronache attuali con le immagini che abbiamo visto nelle manifestazioni contro le misure sanitarie con i manifestanti che indossavano le casacche dei deportati e i simboli di Aushwitz”. Occorre dire basta. “Ogni società – ha osservato Chieppa – deve avere degli anticorpi contro ogni deriva che possa porre a rischio i valori della libertà e della democrazia e questi anticorpi si costruiscono con la memoria, la memoria di quello che è successo e degli errori gravi del passato”.