Riforma liturgica: “libri liturgici prima del Concilio sono stati abrogati”. “Non inserire messe in latino nel calendario parrocchiale”

Foto Calvarese/SIR

Non si deve concedere la licenza di usare il Rituale Romanum e il Pontificale Romanum precedenti alla riforma liturgica, “libri liturgici che, come tutte le norme, le istruzioni, le concessioni e le consuetudini precedenti, sono stati abrogati”. A ribadirlo è la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti, nelle risposte ai “dubia” circa il Motu Proprio del Papa Traditiones Custodis, pubblicate oggi.  “Solo alle parrocchie personali canonicamente erette che, secondo quanto disposto dal Motu Proprio Traditionis custodes, celebrano con il Missale Romanum del 1962, il vescovo diocesano è autorizzato a concedere la licenza di usare solo il Rituale Romanum (ultima editio typica 1952) e non il Pontificale Romanum precedente alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II”, si precisa nel testo, in cui si ricorda che “la formula per il Sacramento della Confermazione è stata cambiata per tutta la Chiesa latina da san Paolo VI”, come si ricorda anche nel Motu Proprio di Papa Francesco. La Santa Sede raccomanda, inoltre, di “accompagnare quanti sono radicati nella forma celebrativa precedente verso una piena comprensione del valore della celebrazione nella forma rituale consegnataci dalla riforma del Concilio Vaticano II, attraverso una adeguata formazione che faccia scoprire come essa sia testimonianza di una fede immutata, espressione di una ecclesiologia rinnovata, fonte primaria di spiritualità per la vita cristiana”. La Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti può concedere, su richiesta del vescovo diocesano, che venga utilizzata la chiesa parrocchiale per la celebrazione secondo il Missale Romanum del 1962 “solo nel caso in cui sia accertata l’impossibilità di utilizzare un’altra chiesa, od oratorio o cappella”, si precisa nelle risposte ai “dubia”. “La valutazione di tale impossibilità deve essere fatta con scrupolosa attenzione”, raccomanda la citata Congregazione, che definisce “non opportuno” inserire tale celebrazione nell’orario delle Messe parrocchiali, “essendo partecipata solo dai fedeli aderenti al gruppo”. “Si eviti che vi sia concomitanza con le attività pastorali della comunità parrocchiale”, l’altra indicazione: “nel momento in cui dovesse essere disponibile un altro luogo, tale licenza sarà ritirata”. Nel caso in cui un presbitero al quale sia stato concesso l’uso del Missale Romanum del 1962 non riconosca la validità e la legittimità della concelebrazione – rifiutandosi di concelebrare, in particolare, nella Messa Crismale – tale concelebrazione deve essere revocata.

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