Le miniere, spesso illegali, che sono in grande aumento in Venezuela, in quello che è chiamato “arco minero” dell’Orinoco, stanno diventando la cassaforte non soltanto del regime di Maduro, ma anche di gruppi guerriglieri, armati e criminali di mezzo continente. Lo afferma, nel suo rapporto semestrale, l’Osservatorio di ecologia politica del Venezuela. L’aumento dello sfruttamento del territorio per finalità estrattive, fa notare lo studio, avviene perché “il Governo nazionale continua a indicare nell’estrattivismo minerario la via principale per risolvere la profonda crisi socioeconomica del Paese”. È per questo motivo che l’Esecutivo nazionale ha implementato in modo sostenuto e difende “un modello di estrattivismo predatorio che viola i diritti umani e ambientali della popolazione venezuelana”. Lo sfruttamento dell’oro e dei minerali non metallici si sta espandendo ed è accompagnato da una narrativa del Governo che presenta questa attività come “estrazione ecologica e sostenibile”, cosa che “è lontana dalla realtà – denuncia l’organizzazione –. L’attività mineraria ha generato nel Paese gravi impatti ambientali, sociali e culturali le cui implicazioni sono ancora difficili da misurare nella giusta misura”.
L’intensificazione dell’estrazione illegale in Venezuela “ha portato gravi conseguenze nel Paese. In primo luogo ha promosso l’incorporazione di attori esterni (gruppi armati stranieri, cercatori d’oro illegali, guerriglie) che hanno esercitato il controllo del territorio, esercitando violenze in diverse aree del Paese”. Tra questi attori, lo studio cita esplicitamente le guerriglie colombiane dell’Eln e della dissidenza Farc.
Le implicazioni sociali, ambientali e culturali dell’estrazione mineraria in Venezuela, conclude l’indagine, “sono molto complesse, con le popolazioni indigene che sono una delle principali vittime delle violenze psicologiche, fisiche e sessuali perpetrate dalle mafie minerarie. In questi gruppi, i più vulnerabili continuano ad essere ragazzi e ragazze, oltre alle donne. L’impatto ambientale dell’attività estrattiva illegale si è espresso nella contaminazione da mercurio dei bacini idrografici e nella deforestazione travolgente che comprende anche parchi naturali e aree protette”.