“Alla Chiesa e al vescovo e a tutta la comunità cristiana, spetta, insieme alle forze sociali, dare voce a chi spesso rischia di rimanere senza voce. Oggi le diverse crisi che si vedono accendere nel nostro territorio rischiano di interpellare solo le persone e le organizzazioni coinvolte”. Lo ha denunciato ieri sera dall’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, durante la messa per il mondo del sociale che ha presieduto al Santo Volto in prossimità del Natale.
“La mancanza di lavoro, un tempo, avrebbe aggregato e fatto scendere in piazza migliaia di persone”, ha osservato l’arcivescovo, aggiungendo che “oggi appare solamente tra i fatti di cronaca senza suscitare un movimento collettivo in grado di dare rappresentanza ed essere ascoltato e proporre soluzioni”. “Da diversi anni – ha proseguito – mi ritrovo ad ascoltare le situazioni di aziende che stanno vivendo acuti momenti di crisi, creando disoccupazione e disagio sociale e depauperamento del territorio”. “Non possiamo accettare – ha ammonito – come comunità cristiana (e anche civile) in silenzio e con rassegnazione questa prospettiva. Non possiamo accettare che la cultura del profitto per il profitto incrini l’identità sociale di un territorio. A tutto ciò serve reagire per allontanare la paura e il disorientamento”.
Di fronte allo smarrimento e al senso di impotenza, ha esortato Nosiglia, “siamo chiamati a ricostruire segni di speranza laddove questa sembra essere stata abbandonata”. L’arcivescovo si è rivolto a istituzioni, sindacati, associazioni di categorie e imprese, mondo della formazione: “Facciamo sistema affinché Torino possa ripartire dalle sue origini e tradizioni avendo lo sguardo rivolto verso il futuro. Torino deve tornare a correre e deve farlo insieme a tutti, senza produrre quella cultura dello scarto di cui Papa Francesco ci ha spesso parlato”.