“La buona notizia della nascita del Redentore viene a farci consapevoli che la gioia è dono di Dio per tutti e che il suo compimento nella vita di ciascuno non è tanto un caso fortuito quanto piuttosto un ‘compito’ di ogni uomo”. Lo ha scritto il vescovo di Ventimiglia-Sanremo, mons. Antonio Suetta, nel messaggio per il Natale inviato alla diocesi.
“Il Natale, ormai alle porte, ci coinvolge con il suo messaggio e pure con un clima di festa, che in qualche modo, raggiungono anche il cuore indifferente, incredulo o addirittura ostile”, osserva il vescovo, secondo cui “la celebrazione della nascita del Redentore suscita nell’animo umano una forte nostalgia di bene e di felicità: sarebbe un vero peccato confinarla nella strettoia del calendario natalizio o nella sfera di un sentimentalismo dal fiato corto”. “Chiamare questo tempo ‘vacanze’, come molti ideologi da tavolino vorrebbero, è riduttivo e fuorviante – ammonisce mons. Suetta –, anche se, purtroppo, per molti è vero. Meglio chiamarlo ‘festa’. Vacanza significa ‘vuoto’ e, se ciò è vero in riferimento alla sospensione dell’attività lavorativa o scolastica, il termine resta gravemente insufficiente per motivare una così straripante abbondanza di luci, addobbi, doni, banchetti e incontri”. “Un po’ di ‘vuoto’, ‘evasione’ o ‘divertimento’ concorre indubbiamente a restituire energie fisiche a corpi stanchi, ma non potrebbe mai saziare la fame di gioia del cuore o guarirne le ferite prodotte dallo smarrimento del senso della vita e della realtà”, evidenzia il vescovo, secondo cui “né cene da lobby lounge né brunch di Natale possono competere con la dovizia di calore, di luce e di amore, proveniente dalla povera mangiatoia ove è stato deposto il bimbo divino, per cui non ‘c’era posto nell’albergo’” (cfr. Lc 2, 7)”. “Non il vuoto dunque”, sottolinea mons. Suetta, “ma la festa, avvenimento, che irrompe nella cadenza monotona del quotidiano; luce che squarcia la notte e dissipa le tenebre; fuoco, che scioglie la fredda paralisi del cuore e ridona vivacità; orizzonte autentico, che, attraendo, mostra il destino eterno e il definitivo compimento”. “È questo il Natale buono, che auguro a tutti; il resto è cantilena stanca, nenia senza valore, tristezza nascosta da maschere e surrogati vuoti”, conclude il vescovo.