“Dio ci ama gratuitamente, ci ama prima che noi lo amiamo ed è pronto a sacrificarsi per il nostro bene. Ci ama non perché siamo bravi e capaci, ma proprio perché fragili e poveri. E lui per amore nostro si è fatto vulnerabile, fragile, povero e indifeso come un bambino”. Lo ha scritto il vescovo di Casale Monferrato, mons. Gianni, nel messaggio di auguri natalizi pubblicato sui giornali diocesani “La Vita casalese” e “La Grande famiglia”.
“Il tempo di Avvento – osserva – è ormai terminato e, dopo questo cammino orante e vigilante, ci apprestiamo a celebrare il Natale di Gesù. Una festa che rischia di essere vissuta solo nel suo aspetto esteriore o con sentimenti di buonismo a buon mercato, che poco incidono nella nostra vita di fede”. Dopo aver ricordato che “siamo ancora in emergenza sanitaria, ma quest’anno la situazione è migliorata di molto rispetto all’anno scorso” e che “dobbiamo continuare ad impegnarci di più ed essere sempre prudenti e attenti, per il bene di tutti e delle persone più fragili”, il vescovo invita a sostare davanti al presepio andando “oltre all’aspetto estetico”. “Ci dobbiamo fermare a pensare in silenzio”, l’esortazione di mons. Sacchi che spiega: “All’inizio non c’è niente da ascoltare, c’è solo da guardare e osservare. I personaggi principali, Maria e Giuseppe, non parlano, restano muti. E nessuna parola può pronunciare il neonato. A parlare sono i fatti: la povertà, il disagio, una stalla come ricovero e una mangiatoia come culla”. “Il Dio cristiano è imprevedibile”, evidenzia il vescovo, aggiungendo che “non si arriva a lui seguendo principi di ragione. È un Dio che occorre accettare così com’è, per scoprire poi la ricchezza e la sovrabbondanza di luce che egli rivela. Qui non ci sono le folle, la ricerca dell’audience, qui tutto è dimesso, quasi segreto”. Mons. Sacchi offre poi una seconda indicazione: “Contemplando il presepio, dobbiamo allungare lo sguardo e pensare a cosa farà quel bambino, come realizzerà la sua vita e la sua missione”. “Dio si fa uomo per salvare l’uomo con il dono della sua vita in croce”, continua, ammonendo: “Non possiamo lasciarci suggestionare da una grazia a ‘poco prezzo’, che ci lascia esattamente come siamo”. Il vescovo condivide anche un ricordo: “Nella mia chiesa parrocchiale, quando si doveva allestire la culla con la statua del bambino Gesù, l’unico spazio possibile era quello sotto il grande crocifisso cinquecentesco. Che contrasto fortissimo e quale messaggio visivo straordinario! Un neonato e sopra di lui il suo futuro, il vertice della sua missione”. “Ecco, cari fratelli e sorelle, come dobbiamo accostarci al presepio, come dobbiamo lasciarlo parlare nel silenzio e nella preghiera”, l’invito di mons Sacchi: “Andiamo dunque nelle nostre chiese con tutte le nostre povertà e fragilità; andiamo con tutte le difficoltà che la vita ci riserva, sicuri che l’annuncio della buona novella è per i poveri e i disprezzati, come lo furono i pastori, che per primi andarono ad adorare Dio nella carne di un bambino e il loro cuore fu pieno di gioia e consolazione”.