Da un’indagine promossa a dicembre 2021 da Fondazione Soleterre e dall’Unità di ricerca sul trauma dell’Università Cattolica di Milano, volta ad approfondire sia come gli adolescenti hanno vissuto e percepito la pandemia sia quali risposte comportamentali, emotive e relazionali hanno messo in campo, a quasi 2 anni dall’inizio della stessa risulta evidente che si tratta di una fascia di popolazione grandemente in difficoltà e con una qualità di vita notevolmente peggiorata. Infatti, “il 12% degli intervistati dichiara di non sentirsi in forma (il 2,7% per nulla e il 9,3% poco); il 36% afferma di sentirsi triste (il 2% sempre, il 2,6% molto spesso, l’8,7% spesso e il 22,7% abbastanza)”.
È stato chiesto a un campione rappresentativo di 150 adolescenti tra i 14 e i 19 anni – rappresentativi di una popolazione composta, nel nostro Paese, da oltre 2 milioni e 850mila individui – quali siano i sentimenti e i pensieri prevalenti legati al lockdown e alla pandemia, per indagare la portata a livello identitario e gli effetti dell’evento traumatico vissuto: “Il 40,7% degli adolescenti intervistati ha difficoltà a dare un senso a ciò che prova (il 5,4% quasi sempre, il 10% molte volte e il 25,3% circa la metà delle volte); il 34% afferma di non essere in grado di controllare il proprio comportamento quando è turbato (il 4% quasi sempre, il 7,3% molte volte e il 22,7% circa la metà delle volte); il 50% si arrabbia con sé stesso quando si sente turbato (il 4% quasi sempre, il 14% molte volte e il 32% circa la metà delle volte); il 64% del campione pensa che se l’evento traumatico in oggetto non fosse accaduto, oggi sarebbe una persona diversa (il 4,7% quasi sempre, il 16% molte volte e il 43,3% circa la metà delle volte); il 69,3% afferma che l’evento è diventato parte della propria identità (il 2% quasi sempre, il 22,6% molte volte e il 44,7% circa la metà delle volte); il 34,7% dice di fare fatica ad addormentarsi (il 2,7% quasi sempre, il 5,3% molte volte e il 26,7% circa la metà delle volte); il 17,3% pensa che sarebbe meglio morire o di volersi far del male (il 2% quasi ogni giorno e il 15,3% più della metà dei giorni)”.