Nel corso dei tre anni del progetto “Dalle esperienze al modello: l’accoglienza in famiglia come percorso di integrazione”, promosso da Refugees Welcome Italia, il 90% dei rifugiati accolti hanno raggiunto la piena autonomia. L’associazione che promuove l’accoglienza dei rifugiati in famiglia, come è stato spiegato oggi a Roma in occasione della presentazione dei risultati del progetto, “ha formato – con la propria metodologia – 140 persone tra operatori e attivisti. Le famiglie iscritte nei territori di progetto e pronte a farsi carico dell’accoglienza di un rifugiato sono 754, dato che dimostra il crescente interesse e apertura da parte delle comunità nei confronti del progetto. L’accoglienza in famiglia non ha ancora sviluppato un modello di valutazione che permetta un pieno apprezzamento dei suoi effetti sulle diverse tipologie di stakeholder coinvolti”. In quest’ottica Refugees Welcome Italia, attraverso un confronto sistematico con l’Ente valutatore Università di Tor Vergata, ha sviluppato degli strumenti per condurre la valutazione dell’impatto sociale del progetto. “I risultati dell’indagine hanno evidenziato come per ogni euro investito nel progetto di accoglienza in famiglia sono stati generati 3,01 euro di beneficio sociale”, ha reso noto l’associazione. Un dato quantitativo a cui fa da pendant quanto rilevato in sede di policy recommendations dal Board scientifico che ha accompagnato l’evoluzione del progetto. Il Board, composto da docenti universitari ed esperti di welfare ed accoglienza, ha infatti sottolineato come “l’accoglienza in famiglia promossa da Refugees Welcome Italia rappresenti a tutti gli effetti un’innovativa esperienza di welfare di prossimità. Un’esperienza che se adeguatamente sostenuta dalle Istituzioni potrebbe costituire, in virtù del suo approccio olistico e della sua capacità di innescare sinergie tra i servizi, una concreta risposta ai bisogni di ampie fasce della popolazione”. “Auspichiamo che, in futuro, questa esperienza non rimanga solo una buona pratica sperimentata localmente, ma che diventi una policy e uno strumento di governance a livello nazionale, per garantire una sua diffusione capillare”, commenta Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia.