(da Strasburgo) Restrizioni di viaggio temporanee alle frontiere esterne “in caso di minaccia per la salute pubblica”; “risposta comune alle frontiere interne nelle situazioni di minaccia che interessano la maggioranza degli Stati membri, come le minacce sanitarie o altre minacce alla sicurezza interna e all’ordine pubblico”. Sono due aspetti delle proposte odierne della Commissione per la governance dell’area Schengen. Una delle proposte “mira a promuovere il ricorso a misure alternative ai controlli alle frontiere interne e a garantire che, se necessari, tali controlli restino una misura di ultima istanza”. Ecco quindi una “procedura più strutturata per reintrodurre eventuali “Attualmente uno Stato membro che decidesse di reintrodurre i controlli deve valutarne l’appropriatezza e il relativo probabile impatto sulla libera circolazione delle persone. Con le nuove norme – spiega una nota della Commissione europea – deve inoltre valutare l’impatto sulle regioni frontaliere. Inoltre, uno Stato membro che prenda in considerazione la proroga dei controlli in risposta a minacce prevedibili dovrebbe innanzitutto valutare se possano essere più appropriate misure alternative, quali controlli di polizia mirati e una cooperazione di polizia rafforzata”. Si dovrebbe fornire “una valutazione dei rischi in caso di proroga superiore a 6 mesi. Se i controlli interni sono in atto da 18 mesi, la Commissione sarà tenuta a emettere un parere in merito alla loro proporzionalità e necessità. In ogni caso, i controlli temporanei alle frontiere non dovrebbero superare una durata complessiva di 2 anni, eccetto in circostanze molto specifiche. Questo contribuirà a garantire che i controlli alle frontiere interne rimangano una misura di ultima istanza e durino solo per il tempo strettamente necessario”.
Le norme Schengen rivedute “riconoscono inoltre il ruolo importante che gli Stati membri svolgono alle frontiere esterne a nome di tutti gli Stati membri e dell’Unione nel suo complesso”. Esse introducono nuove misure che gli Stati Ue possono adottare “per gestire efficacemente le frontiere esterne dell’Unione in una situazione in cui i migranti siano strumentalizzati a fini politici. Questo include la limitazione del numero di valichi di frontiera e l’intensificazione della sorveglianza di frontiera”.
La Commissione propone inoltre misure supplementari nell’ambito delle norme dell’Ue in materia di asilo e rimpatrio, “al fine di chiarire come gli Stati membri possano rispondere in tali situazioni, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali. Questo include la possibilità di prorogare il termine di registrazione per le domande di asilo fino a 4 settimane e di esaminare tutte le domande di asilo alla frontiera, fatta eccezione per i casi medici. Si dovrebbe continuare a garantire l’accesso effettivo alla procedura di asilo e gli Stati membri dovrebbero garantire l’accesso alle organizzazioni umanitarie che forniscono assistenza”. Gli Stati membri avranno anche la possibilità di istituire una procedura di gestione dei ritorni d’emergenza. Infine, ove necessario, le agenzie dell’Ue (Agenzia per l’asilo, Frontex, Europol) “dovrebbero fornire in via prioritaria un sostegno operativo agli Stati membri interessati”.
Occorre ricordare che lo Spazio Schengen conta oltre 420 milioni di persone in 26 Paesi.