Hate speech: Santerini (Università Cattolica), “se uno insulta un altro in rete c’è un contagio emotivo spaventoso”

Una giornata dedicata agli studi sull’hate speech, cioè sui discorsi d’odio fuori e dentro la rete, è stata dedicata questa mattina dall’Università Cattolica di Milano, nell’incontro dal titolo “Educazione e formazione. Nel contrasto all’hate speech il ruolo dell’intelligenza artificiale e delle contro-narrazioni”. “In Europa molti stanno lavorando sul piano qualitativo e quantitativo, moltissimi lavorano sulla detection dei discorsi d’odio, molti già da prima avevano protocolli che hanno trasferito nell’on line, alcuni come Francia e Germania hanno l’obbligo di rimozione. Nel mondo ci si sta muovendo, in Italia si vogliono portare a sintesi le esperienze”, afferma Milena Santerini, docente di Pedagogia, direttrice del Centro di ricerca sulle relazioni interculturali dell’Università Cattolica. “Abbiamo individuato le caratteristiche del discorso d’odio, dopo vari ragionamenti, in Twitter – spiega – la prima è la pubblicità del discorso perché abbiamo una legislazione in Italia che fa leva sull’elemento di propaganda. Se uno insulta un altro in rete c’è un contagio emotivo spaventoso. La seconda è la scelta di un gruppo target o di una singola persona, come per esempio il disabile o l’infermiera che si vaccina. Abbiamo individuato poi una decina di retoriche attraverso cui si esprime l’odio per cui il discorso vuole fare danno e incita infine alla violenza. Ma attenzione, per il diritto italiano, si interviene solo quando incita alla violenza ma non è facilmente individuabile. Abbiamo interesse a capire il discorso d’odio e sapere che forme assume. Sapere che l’antisemitismo è cambiato è molto importante per combatterlo in modo diverso”.

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