Sono circa 53mila gli arrivi di persone migranti nel periodo gennaio-ottobre 2021, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo 2020, anno dei lockdown per la pandemia. “I dati sul numero crescente, negli ultimi due anni, di rifugiati e migranti che sbarcano in Italia sulla rotta del Mediterraneo centrale possono essere liberati da allarmismi e dai cliché della propaganda politica se li si considera su una scala temporale un poco più ampia” se si pensa che sono un terzo degli oltre 159mila registrati sempre nel medesimo periodo del 2016 e meno della metà rispetto al 2017. Sono alcuni dei dati contenuti nel Report 2021 su “Il diritto d’asilo” a cura della Fondazione Migrantes, presentato oggi a Roma. Ciò che inquieta di più sono invece i morti e dispersi stimati (per difetto) nel Mediterraneo centrale fra gennaio e i primi giorni di novembre 2021: si tratta di 1.225 persone (più numerosi dei morti e dispersi registrati in tutto il 2020 sulla rotta), o la “cifra record” dei migranti (oltre 28.636 sempre in questo 2021 fino al 6 novembre) che la Guardia costiera “libica” finanziata dall’Italia e dall’Ue “sta intercettando in mare e riportando in quello che continua ad essere, intatto, l’inferno di Libia oppure i devastanti fattori di sradicamento che soprattutto in Africa e in Asia mettono in fuga milioni di persone”. Sulla rotta del Mediterraneo centrale verso l’Italia, almeno nel periodo agosto 2020-luglio 2021 la Libia è tornata ad essere il principale Paese di partenza, prima della Tunisia. Ma rispetto al 2019- 2020 è cresciuta di molto anche la quota di arrivi in Italia da una rotta anomala come quella dalla Turchia, che nell’anno ha totalizzato quasi il 14% delle persone sbarcate, contro l’8% di un anno prima. La Tunisia è ormai da alcuni anni il principale Paese d’origine delle persone sbarcate nel nostro Paese. In seconda posizione si trova da due anni il Bangladesh. Ma nelle posizioni successive, nel 2021 hanno guadagnato peso l’Egitto (terzo Paese, arrivi quasi quadruplicati rispetto al 2020) e l’Iran (quinto Paese, mentre nel 2020 era solo il decimo). La Costa d’Avorio si conferma invece come il principale Paese d’origine subsahariano (quarta posizione).