Nel 2020 sono riuscite a presentare domanda d’asilo in Italia appena 26.963 persone, con un crollo del 38% rispetto all’anno precedente. Fra gennaio e gli ultimi giorni di agosto, il 2021 ha registrato circa 30.500 richiedenti protezione, +93% rispetto allo stesso periodo del 2020. Alla fine del 2020 vivevano in Italia 128mila rifugiati in senso ampio, cioè beneficiari di uno status di protezione: poco più di 2 rifugiati ogni 1.000 abitanti. I valori di altri Paesi europei sono superiori: Francia, quasi 7 per 1.000 abitanti, Grecia, quasi 10 per 1.000, Germania, 14 per 1.000, fino alla Svezia, 25 per 1.000. Alla fine di ottobre 2021 si trovavano in accoglienza in Italia 80.486 fra richiedenti asilo, rifugiati e migranti. Sono le cifre fornite dal Report 2021 sul diritto d’asilo presentato oggi a Roma dalla Fondazione Migrantes. Nel 2021 fra i principali Paesi di provenienza almeno cinque sono tra i più insicuri del pianeta: Pakistan, Nigeria, Egitto, Somalia e Mali. L’Africa è tornata ad essere nel 2021 il principale continente d’origine di coloro che cercano protezione nel nostro Paese (58% del totale, contro il 30-40% dei due anni precedenti, in cui prevalevano i richiedenti asiatici). Nel 2020 si è più che dimezzato, rispetto all’anno precedente, il numero di richiedenti asilo esaminati dalle Commissioni territoriali: da 95.060 mila a 42.604. Nel 2021 hanno ottenuto un esito positivo in Commissione territoriale il 40% circa dei richiedenti protezione, contro il 24% del 2020. Si va dal 9% per la nazionalità tunisina al 97,5% per quella afghana. Molto basse le incidenze per le tre cittadinanze principali: Pakistan 33%, Nigeria 30% e Bangladesh 13%. Sono 2.040 le persone assistite (per quattro quinti donne e ragazze) che nel 2020 hanno usufruito del programma nazionale di emersione, assistenza e integrazione sociale contro la tratta di esseri umani: fra loro, 1.500 di nazionalità nigeriana (72%). Nella gran parte dei casi le persone assistite sono state aiutate a liberarsi dallo sfruttamento di tipo sessuale (1.599 persone). Ma quasi 300 erano soggette a quello lavorativo.